Ramous, Mario
Mario Ramous(1) nacque a Milano il 18 maggio 1924 da Adolfo (1894-1954) e Luigia Burchard (2) (1901-1981); si trasferì ben presto (tra il 1938 e il 1939) a Bologna dove frequentò l’Istituto magistrale Laura Bassi, diplomandosi nel giugno del 1942. Studiò in seguito presso le Università di Firenze e di Bologna conseguendo la laurea in materie letterarie.(3) Il 20 ottobre 1951 sposò Ada Valeria Fabj dalla quale ebbe il figlio Michele. Nel 1952 si iscrisse al Partito Comunista Italiano uscendone poi nel 1957 per protesta contro l’invasione sovietica dell’Ungheria. Questi i pochi dati strettamente personali che affiorano dai documenti di Mario Ramous donati dalla moglie e dal figlio al Comune di Bologna nel 2004, attualmente conservate a Casa Carducci. Ben di più emerge su quello che è stato l’intenso lavoro del letterato Mario Ramous, ampiamente rispecchiato dalle carte del fondo documentario. L’attività intellettuale di Mario Ramous iniziò nel 1947 presso il quotidiano bolognese «Il Progresso d’Italia», dove venne chiamato come critico d’arte,
«attività che svolgerà intensamente per una decina d’anni, diradandola poi a interventi su argomenti che più si avvicinano alla sua ricerca letteraria e linguistica. Appartengono a questo decennio oltre 200 fra saggi e scritti su quotidiani e riviste, che in qualche modo, pur riferiti al linguaggio visuale, hanno come motivazione culturale l’indagine sulle strutture stilistiche della comunicazione estetica intesa nella sua più ampia accezione».(4) Con questo giornale collaborò in effetti per alcuni anni, durante i quali produsse numerosissimi saggi e scritti di critica figurativa apparsi inoltre su altre riviste, quali ad esempio «Emilia» e «La Biennale di Venezia».
Appartengono a quegli anni anche le opere Giorgio Morandi. I disegni del 1949(5) e Marino Marini. Disegni del 1951.(6) Come critico d’arte continuò a scrivere anche in seguito realizzando numerose presentazioni per cataloghi di mostre di artisti quali Bruno Cassinari, Gianni Dova, Giorgio De Chirico, Sergio Romiti, Mario Sironi, Piero Dorazio, Giuseppe Capogrossi, Rodolfo Aricò, per citarne solo alcuni.(7) Nel 1950 entrò nella casa editrice Cappelli di Bologna, che diresse poi per 25 anni.
«Alla sua iniziativa si devono alcune collane editoriali (come l’Universale, articolata in diverse sezioni, dalla letteratura al teatro, dalla storia alla scienza; la Biblioteca dell’Ottocento italiano, diretta da Gaetano Mariani; Dal soggetto al film, diretta da Renzo Renzi; ecc.) che porteranno la Cappelli fra i protagonisti del panorama editoriale italiano».
Contemporaneamente avviò la sua attività di poeta, che esercitò ininterrottamente per tutta la vita, affinando e precisando via via la sua ricerca stilistica e metrica. È infatti del 1951 la pubblicazione del suo libro di poesie La memoria, il messaggio,(8) il primo di una serie di raccolte poetiche che prenderanno vita negli anni successivi (Il presente, l’affetto del 1954;(9) Nuove poesie del 1956;(10) 109/26965 del 1965;(11) Programma n. del 1966;(12) Interventi(13) e Quantità e qualità del 1968;(14) 1962/1969 del 1970;(15) Registro 1971 del 1971;(16) Battage per Valeria del 1973;(17) Macchina naturale del 1975;(18) A discarico del 1976;(19) Dopo la critica: uno, due del 1984;(20) Interferenze del 1988;(21) Ricercari a discanto del 1992;(22) Per via di sguardo del 1996;(23) Il gran parlare(24) e Remedia del 1998.(25)
«A lato, ma non secondaria si svolge la sua rilettura dei classici latini (già qualche esempio si trova in La memoria, il messaggio), che l’autore non intende come pura e semplice trasposizione poetica di un testo da un sistema linguistico all’altro, ma soprattutto come operazione critica che permetta di affondare l’intelligenza nelle radici che si pongono a ragione della poesia. Così dal suo primo volumetto di traduzioni oraziane Il libro delle odi, Bologna, 1954, con un’appendice di Alfredo Ghiselli (che ancora oggi mantiene intatte certe intuizioni di fondo), si giungerà , attraverso elaborazioni e rielaborazioni continue, alla quinta edizione di tutto Catullo, Milano, 1983, che si può considerare, insieme alle Georgiche di Virgilio, Milano 1984, alle Elegie del Corpus Tibullianum, Milano 1988, e a Le opere di Orazio, Milano 1988, l’esito più avanzato di questa ricerca».(26)
La traduzione di classici latini fu quindi l’altra attività che, come la poesia, Ramous portò avanti per il resto della vita, rielaborandola e affinandola continuamente, riuscendo a essere profondamente fedele ai testi e, nel medesimo tempo, moderno interprete. Tra le sue traduzioni vanno senz’altro ricordate quelle da Esopo (Le favole del lupo, Le favole del leone, Le favole dell’asino, Le favole della volpe del 1952),(27) da Orazio (Il libro delle odi. Versioni da Orazio nelle edizioni del 1954 e del 1962; Epistole del 1985; Odi, Epodi del 1986; Satire del 1987; Le opere del 1988),(28) da Catullo (Dal libro di Catullo del 1966; Le poesie del 1975 ed edizioni successive),(29) da Virgilio (Dalle Georgiche di Virgilio del 1963; Georgiche, nelle edizioni del 1982 e del 1984; Eneide del 1998),(30) da Tibullo (Elegie. Tibullo e gli altri poeti del Corpus Tibullianum del 1988),(31) da Ovidio (Metamorfosi del 1992)(32) e da Giovenale (Satire del 1996),(33) nonché l’antologia di traduzioni Catullo, Virgilio, Orazio.(34)
È ancora negli anni Cinquanta che Ramous conobbe lo scrittore e critico letterario Francesco Flora, con il quale ebbe modo di lavorare; Flora infatti lo associò alla redazione della rivista «Letterature moderne», da lui diretta ed edita dalla casa editrice Cappelli, e lo chiamò a collaborare alla realizzazione della sua Grammatica italiana,(35) pubblicata nel 1956.
In tal modo Ramous ebbe modo di dare spazio anche ai propri interessi linguistici che lo portarono anni dopo a collaborare con l’Enciclopedia europea garzantiana, per la quale stese varie voci e revisionò quelle di linguistica, e a pubblicare, nel 1984, il volume intitolato La metrica,(36) nel quale teorizzò la scomposizione delle unità metriche che mise poi in atto nelle ultime raccolte di poesie.
Scrive poi Ramous:
«Il decennio 1960-70 è un periodo di intensi studi, dedicati soprattutto alla storia letteraria, alle sue teorie e naturalmente alle discipline linguistiche, che troveranno maturazione nella saggistica degli anni successivi. Ma di questo decennio sono anche cinque pubblicazioni di poesia e due traduzioni da Orazio e Catullo. Del 1975 è la prima edizione di tutte le poesie di Catullo, con la prefazione di Luca Canali, traduzione che l’autore rivedrà completamente nella quinta edizione (1983), aggiungendovi l’ampio saggio introduttivo. Ma già nel ’76 aveva steso il saggio introduttivo alle Satire di Orazio, fatica critica che riaffronterà pubblicando nel 1982 la traduzione delle Georgiche virgiliane e poi con le opere di Orazio e Tibullo. Nell’84 vede la luce La metrica, che oltre ad avere funzione esplicativa nel glossario, si pone nella parte generale i problemi teorici che stanno alla base della comunicazione poetica».(37)
Suoi scritti apparvero in seguito in varie antologie e in numerose riviste italiane e straniere, nonché in opere di autori diversi, sotto forma di prefazioni, note critiche, presentazioni. Già nel 1964 aveva inoltre curato un’antologia alfierana, Per via di cavalli.(38)
Grazie alla sua multiforme attività di critico e letterato ebbe modo di conoscere e frequentare numerosissimi artisti e intellettuali, tra cui anche Quasimodo e Ungaretti. Della sua opera hanno scritto alcuni fra i maggiori critici italiani come Francesco Flora, Giuseppe Ravegnani, Salvatore Quasimodo, Enrico Falqui, Antonio La Penna, Gina Lagorio, Jean Rousselot, Anna Bede, Stefan Doinaş, Adriano Spatola, Giorgio Bà rberi Squarotti, Pietro Bonfiglioli, Gianni Scalia, Claudio Marabini, Umberto Albini, Elio Filippo Acrocca. Mario Ramous si dedicò anche all’insegnamento; dal 1973 fu docente di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, dove per qualche anno ebbe anche l’incarico per l’insegnamento di Metrica italiana. Non va infine dimenticato che fu anche consulente pubblicitario, attività svolta saltuariamente, in quanto, tra le sue numerose attitudini, era anche un buon grafico.
Mario Ramous è morto a Bologna l’8 luglio 1999.
(1) Per la redazione di questo profilo biografico ci si è avvalsi dei materiali presenti nella serie Documenti personali e in particolare dei curricula vitae di Mario Ramous presenti nella sottoserieserie Profili bio-bibliografici e recensioni (cfr. fasc. 4.1).
(2) Cfr. serie Carte personali, sottoserie, Documenti personali, b. 1, fasc. 5.
(3) Cfr. serie Carte personali, sottoserie, Documenti personali, b. 1, fasc. 1.
(4) La citazione è tratta, come quelle che seguono, da un resoconto che lo stesso Ramous ha redatto in merito alla sua carriera e alle sue esperienze professionali, molto probabilmente tra il 1998 e il 1999 – forse un curriculum vitae – che esprime meglio di qualsiasi altro scritto la sua attività intellettuale. Si tratta dell’ultima redazione di un elaborato la cui prima redazione risale almeno agli anno Quaranta e che nel tempo è stato aggiornato più volte. Si fa presente che l’artista parla di sé stesso in terza persona (cfr. al serie Documenti personali, sottoserie Profili bio-bibliografici e recensioni, b. 4, fasc. 1, sottofasc. 11, c. 1).
(5) Cfr. GIORGIO MORANDI, Giorgio Morandi, testo critico di Mario Ramous, Bologna, L. Cappelli, 1949.
(6) Cfr. MARINO MARINI, Marino Marini, testo critico di Mario Ramous, Bologna, L. Cappelli, 1951.
(7) Cfr. al serie Documenti personali, sottoserie Profili bio-bibliografici e recensioni, b. 4, fasc. 1, sottofasc. 11, c. 3.
(8) Cfr. M. RAMOUS, La memoria, il messaggio, con prefazione di Salvatore Quasimodo e sei disegni di Marino Marini, Bologna, Cappelli, 1951.
(9) Cfr. M. RAMOUS, Il presente, l’affetto, con un disegno di Bruno Cassinari, Bologna, Libreria Antiquaria Palmaverde, 1954.
(10) Cfr. M. RAMOUS, Nuove poesie, Bologna, Cappelli, 1956.
(11) Cfr. M. RAMOUS, 109/26965, con un’incisione di Sergio Romiti, Urbino, La Svolta, 1965.
(12) Cfr. M. RAMOUS, Programma n., con sei litografie di Emilio Scanavino, Bologna, L’Immagine, 1966.
(13) Cfr. M. RAMOUS, Interventi, con dieci disegni di Concetto Pozzati e un’appendice di Gianni Scalia, Bologna-Torino, Geiger, 1968.
(14) Cfr. M. RAMOUS, Quantità e qualità , con prefazione di Giorgio Bà rberi Squarotti, Bologna-Torino, Geiger, 1968.
(15) Cfr. M. RAMOUS, 1962/1969, con dieci serigrafie di Concetto Pozzati e fotografie di Corrado Riccomini, Bologna, L’Immagine, 1970.
(16) Cfr. M. RAMOUS, Registro 1971, Bologna, Cappelli, 1971.
(17) Cfr. M. RAMOUS, Battage per Valeria, con cinque incisioni di Sergio Romiti, Bologna, Cappelli, 1973.
(18) Cfr. M. RAMOUS, Macchina naturale, con prefazione di Pietro Bonfiglioli, Milano, Feltrinelli, 1975.
(19) Cfr. M. RAMOUS, A discarico, Rivalba, Geiger, 1976.
(20) Cfr. M. RAMOUS, Dopo la critica: uno, due, Milano, Società di poesia, 1984.
(21) Cfr. M. RAMOUS, Interferenze, Milano, Garzanti, 1988.
(22) Cfr. M. RAMOUS, Ricercari a discanto, Milano, Garzanti, 1992.
(23) Cfr. M. RAMOUS, Per via di sguardo, Venezia, Marsilio, 1996.
(24) Cfr. M. RAMOUS, Il gran parlare, Venezia, Marsilio, 1998.
(25) Cfr. M. RAMOUS, Remedia, con un'antologia minima di Agostino Bonalumi e una nota di Giovanni Infelise, Castel Maggiore, Book, 1998.
(26) Cfr. al serie Documenti personali, sottoserie Profili bio-bibliografici e recensioni, b. 4, fasc. 1, sottofasc. 11, cc. 1-2.
(27) Cfr. ESOPO, Le favole del lupo, Le favole del leone, Le favole dell’asino, Le favole della volpe, traduzione di Mario Ramous, Bologna, Cappelli, 1952.
(28) Cfr. QUINTO ORAZIO FLACCO, Il libro delle odi. Versioni da Orazio, traduzione di Mario Ramous, con un’appendice di Alfredo Ghiselli, Bologna, Cappelli, 1954; QUINTO ORAZIO FLACCO, Il libro delle odi. Vversioni da Orazio, traduzione di Mario Ramous, con dodici litografie di Bruno Cassinari, Bologna, Cappelli, 1962; QUINTO ORAZIO FLACCO, Epistole, a cura di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1985; QUINTO ORAZIO FLACCO, Odi, Epodi, a cura di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1986; QUINTO ORAZIO FLACCO, Satire, a cura di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1987; QUINTO ORAZIO FLACCO, Le opere, introduzione e traduzione di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1988.
(29) Cfr. GAIO VALERIO CATULLO, Dal libro di Catullo, traduzione di Mario Ramous, con tredici litografie di Bruno Cassinari, Bologna, L’Immagine, 1966; GAIO VALERIO CATULLO, Le poesie, traduzione e note di Mario Ramous, introduzione di Luca Canali, Milano, Garzanti, 1975.
(30) Cfr. PUBLIO VIRGILIO MARONE, Dalle Georgiche di Virgilio, traduzione di Mario Ramous, con dodici litografie di Virgilio Guidi, Bologna, Cappelli, 1963; PUBLIO VIRGILIO MARONE, Georgiche, a cura di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1982, 1984; PUBLIO VIRGILIO MARONE, Eneide, traduzione di Mario Ramous, introduzione di Gian Biagio Conte, commento di Gianluigi Baldo, Venezia, Marsilio, 1998.
(31) Cfr. ALBIO TIBULLO, Elegie. Tibullo e gli altri poeti del Corpus Tibullianum, introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1988.
(32) Cfr. PUBLIO OVIDIO NASONE, Metamorfosi, traduzione di Mario Ramous, con un saggio di Emilio Pianezzola, Milano, Garzanti, 1992.
(33) Cfr. DECIMO GIUNIO GIOVENALE, Satire, introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, Milano, Garzanti, 1996.
(34) Cfr. M. RAMOUS, Catullo, Virgilio, Orazio. Traduzioni, Bologna, Cappelli, 1971.
(35) Cfr Francesco Flora, Grammatica italiana, Rocca San Casciano, Cappelli, 1956.
(36) Cfr. M. RAMOUS, La metrica, Milano, Garzanti, 1984.
(37) Cfr. al serie Carte personali, sottoserie Profili bio-bibliografici e recensioni, b. 4, fasc. 1, sottofasc. 11, c. 2.
(38) Cfr. VITTORIO ALFIERI, Per via di cavalli, a cura di Mario Ramous, con litografie di Bruno Cassinari, Bologna, Cappelli, 1964.
A cura di Aurelia Casagrande