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Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/20.500.12731/7055
Archival Unit: 13
Issue Date: 7-Jul-1269
Chronology: XIII sec
Title: Successione
Content: 
Bellabranca, Filippo e Montefeltrano, hanno in successione i beni di Ugolino di Raniero, Armanno e i suoi fratelli figli di Raniero.
Rog. Angelo d’Imperial Aula.(1)
Description level: Archivio dei Conti Brancaleoni 
URI Identifier: http://hdl.handle.net/20.500.12731/7055
Archivist's notes: 
Busta 15
(1) Luigi Moranti, in un lavoro dedicato ai documenti del Dugento conservati dalla Biblioteca Universitaria di Urbino, prende in esame questa pergamena, giudicata particolarmente importante, della quale viene riportata la trascrizione integrale preceduta da un riassunto che viene riportato qui di seguito, ad integrazione del regesto di Luigi Nardini sopra riportato:
Ugolino di Ranuccio Brancaleoni e Armanno con i suoi fratelli, figli di Raniero Brancaleoni, avevano comperato dei beni da un tal Pietro di Giovanni Ebblio, e nello stesso tempo possedevano, o per acquisto o per eredità, anche i possedimenti di un tal Montanello degli Acinelli.
Non si sa come, ma tra Bellabranca, Montefeltrano e Filippo Brancaleoni, figli di Gentile, da una parte, e il signor Averardo, figlio di Rainaldo della Carda, con sua moglie Guastuna, dall’altra, sorse una lite per via della successione dei beni suddetti. Per evitare ogni divergenza, le due parti interessate si rimisero all’arbitrio e giudizio di un tal Bonaccursio dell’Orsaiola, il quale risolve la questione di questa eredità facendone tre parti.
Probabilmente il documento non è completo perché non è detto a chi spetti ciascuna di queste e non si riesce a capire come mai l’arbitro abbia fatto tre divisioni.
Infatti la pergamena, in fine, sembra tagliata.
Le parti sono così espresse:
a) tutte le terre colte di incolte che Averardo e sua moglie hanno dal Castello di Castiglione scendendo al piano ed andando a terminare in cima al Monte Vaccario attraverso il Serrone, ad uso della Pieve degli Accinelli;
b) tutte le terre colte ed incolte che lo stesso Averardo e sua moglie hanno, cominciando dal Monte Vaccario, scendendo per il colle di S. Andrea di Salis, proseguendo alla Biforca e giungendo alla via del Giuncheto, da qui dirigendosi per il fossato fino a S. Andrea e per il colle omonimo andando a finire al colle de Salsis. Volgendo poi per il colle della Valtella, riuscendo, infine, alla via della Biforca, sopra Monte Forno e dirigendosi per la fratta della penna verso il fiume Biscubio;
c) tutte le terre colte ed incolte che lo stesso Averardo e sua moglie hanno, cominciando dai Bovili e dal fiume Biscubio andando all’isola del Sasso rotto, volgendo per la fratta delle penne, fino alla Biforca sopra Monte Forno, dirigendosi per il colle della Valcella, e quindi per il colle delle Scalelle, proseguendo per il colle di S. Andrea, arrivando alla stessa chiesa.
Sebbene il documento non sia ben chiaro, tuttavia ci troviamo, come per il documento successivo, di fronte ad un giudice privato (l’arbitro) chiamato a risolvere una controversia.
I due documenti possono essere interessanti per chiarire l’Istituto dell’Arbitrato che, secondo il diritto giustinianeo, era considerato come un contratto e rimaneva nel campo del diritto privato.
Vi era una clausola penale, ma pagando la pena ci si sottraeva dall’obbligo di osservare il lodo dell’arbitro.
Invece nel diritto italiano l’Istituto entrò nel campo del diritto pubblico (G. Salvioli, Storia della procedura civile e criminale, pag. 280 e segg., Milano, Hoepli, 1925.
Moranti, Luigi, Carte del secolo XIII nell’Archivio Storico Urbinate, in: Studi in onore di Riccardo Filangieri, v. 1, Napoli, L’Arte Tipografica, 1959, p. 199 – 215.
Physical type: Rotolo
Preservation status: 
Buono
Language: Latino
Project: Attività di acquisizione ottico digitale del Fondo Antico dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo 
Appears in Collections:1.1 Sezione Pergamene

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