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Si prega di utilizzare questo identifier per indicare o collegarsi a questo documento: http://hdl.handle.net/20.500.12731/5887
Numero di corda: 567
Data puntuale: 31-ott-1603
Data secolare: XVII sec.
Titolo: Testamento
Soggetto produttore (organizzazione): Congregazione di Carità 
Contenuto: 
Properzio Angelj di Urbino, revocando il suo testamento già fatto per rogito di Flaminio Petrucci, scrivi un nuovo testamento, e fra molti altri legati lascia alla Fraternita di Piandimercato alla somma di 3000 scudi correnti, metà in stabili e metà in denaro, senza peso alcuno.(1)
Livello di descrizione: Congregazione di Carità 
Identificativo URI: http://hdl.handle.net/20.500.12731/5887
Note dell'archivista: 
Busta n. 12
(1) Ad uso degli eruditi più esigenti qui di seguito si riporta integralmente anche l’interminabile regesto del Corradini, attraverso il quale si potrà comprendere quanto i testamenti, nel 1603, potessero essere complessi, dettagliati ed articolati in maniera da interessare un arco temporale assai ampio, successivo alla morte del testatore anche di diversi decenni:
«Carta.
Properzio Angelj d’Urbino, revocando il suo testamento già fatto per rogito di Flaminio Petrucci di sua propria mano nella sua Casa, scrive un nuovo testamento, in cui vuole essere sepolto nella sepoltura di sua Casa nell’Arcivescovado incontro al Pulpito, volendo, che nella pietra si faccia menzione del suo nome, e perciò lascia il legato di cinque fiorini.
Lascia alla Fraternita del Corpus Domini cinque fiorini; alla Venerabile Compagnia della Grotta 10 fiorini; alla Compagnia del Rosario, e del nome di Dio in S. Domenico cinque fiorini per ciascuna; alla Compagnia del cordone in S. Francesco cinque fiorini; alle Reverende Monache Convertite 30 fiorini.
Alla Fraternità di Pian di mercato lascia scudi tre mila correnti, la metà in stabili senza peso alcuno, e l’altra metà in denari, che si diano a censo, onde coi frutti, che potranno essere scudi 120 l’anno, si diano ogn’anno in perpetuo scudi 20 alle Convertite di qui col peso di far dire cento messe nella lor Chiesa; si diano ogn’anno ai Frati di S. Girolamo 12 scudi coll’obbligo di fare nella lor Chiesa quattro Feste di sei messe, cioè la festa di S. Michele di Settembre, di S. Giovanni, di S. Girolamo, e di S. Francesco, e con il resto debbano dire tante messe colla solita limosina al loro Altar Maggiore; si diano scudi 15 per anno ai Frati di S. Francesco, o ad altri buoni Sacerdoti per far dire le Messe nelle loro Chiese; si diano scudi quattro per anno ai Frati di S. Domenico per le Messe all’Altare del Rosario; si diano ogn’anno nella Festa della Natività della Madonna 10 carlini a testa a 12 poveri più miserabili e vecchi, che tutti insieme in quella mattina debbano udire la Messa grande nel Duomo; si diano scudi 12 per anno a quelli Ebrei, che si riducessero alla Fede Cattolica, e quando non vi fossero questi a qualche Meretrice, che si volesse ridurre alla vita buona, e monacarsi nelle Convertite, acciocché si abbia più facilmente da guadagnare le sudette anime perdute.
E più per 20 anni si diano quattro scudi per anno ai Sindici dei Padri Cappuccini, e passati li detti 20 anni si diano per il detto servizio di Ebrei, e Meretrici come sopra.
Il resto dei frutti dei detti scudi 1500 si dia per tante messe da dirsi all’Altare Privilegiato dai Cappellani, che abbiano due scudi più per anno, che non si dà al Cappellano di S. Cecilia per la Fraternita, i cui Rettori possano rimovere i detti Cappellani per migliorare; ai quali Rettori raccomanda per sempre i Padri Cappuccini, le Covertite, e tutte le miserabili persone.
Soggiunge poi detto Testatore, che tutti questi legati saranno de suoi avvanzi, che ha fatto dal principio del 1591 sino al fine di Ottobre del 1603, come sta notato nel Libro D carte 450 e 473; Onde tutto il suo avere, che può essere in detto tempo senza l’Offizio de monti vacabili che ha in Roma, e le sue entrate presenti, e qualche credito, ascenderà a scudi 12737 in circa, computato il Mobile.
Vuole, che i suoi Eredi facciano ogn’anno celebrare la Festa della Natività della Madonna nel Duomo, ed anche la medesima in S. Domenico secondo l’obbligo loro solito, con fare a metà col suo Fratello in S. Domenico la Festa di S. Maria Maddalena, e l’uffizio di 70 messe per Madama Rengarda sua bisava.
A Madama Lavinia Paltroni sua moglie rassegna la sua Dote di scudi 2750 in denari, rog. Bonaventura Vagnarelli 2 Maggio 1596 e più le dona scudi 350 parte in mobili, e parte in denari, o stabili; Restando Vedova la lascia usufruttuaria di scudi 300 di censi; vuole, che abbia la medesima abitazione, e che sia usufruttuaria della sua Casa in vita; e più anelli quattro, un pajo di manigli d’oro con una forcina, e cucchiara d’argento; e più il Quadro di S. Stefano in vita, e similmente il campo sotto S. Girolamo.
Instituisce suo erede universale Giulio suo Fratello, e dopo di lui i suoi Figli maschi, e dopo di essi i figli maschi in infinito per conservare il ceppo, e mancando i maschi sostituisce le Femine, con patto, che da esse si diano alla detta Fraternita scudi 1400 in stabili, o denari, la quale sia tenuta a dare altri 20 scudi alle Convertite come sopra, ed anche a tenere un altro Cappellano perpetuo che celebri ogni giorno ad un Altare privilegiato per il detto Testatore.
Se mai anche la linea delle femine mancasse, vuole, che i loro eredi diano alla detta Fraternita altri scudi 1400 senza imporle obbligo alcuno, ma solo raccomandando per sempre ai Rettori i Cappuccini, le Convertite, e quelli che si riducono alla Fede Cattolica, le Meretrici, che si volessero ridurre, e monacare, le povere vedove e miserabili, i fanciulli e poveri ammalati, ed altri miserabili luoghi, e persone.
Circa poi alle figlie di detto suo Fratello, le lascia usufruttuarie di scudi 400 a censo per ciascuna, e più lascia loro scudi 100 liberi.
In caso, che il detto Testatore morisse coi figli nati, o nel ventre, esclude tutti gl’altri detti legati, vuole, che i detti suoi figli siano eredi in tutti i suoi beni, e solo lascia loro l’obbligo di dare alla Chiesa dell’Arcivescovado fiorini cinque, e cinque alla Compagnia della Grotta, cinque tra la Compagnia del Rosario, e quella del nome di Dio, cinque tra quella del Santissimo Sagramento dell’Arcivescovado, e quella del cordone, fiorini 15 alle Convertite e di più alla sudetta Fraternita scudi 275 correnti, che si diano a censo, e con 16 scudi si facciano dire ogn’anno tante messe all’Altare privilegiato del Duomo, e due scudi si diano ogn’anno ai Frati di S. Girolamo per celebrare le dette quattro feste.
Vuole, che i detti suoi figli facciano la Festa della Natività della Madonna ogn’anno nel Duomo in infinito, e adempiano gl’altri obblighi perpetui in S. Domenico.
Vuole, che chiunque dei nominati mancasse di eseguire gl’obblighi imposti, per 10 anni sia privato dell’utile, che vada al monte di pietà collo stesso peso, eccettuando da questa pena i suoi figli, che siano tenuti solamente a dare al detto Monte altrettanto quanto importa quello in cui avessero mancato.
Se i detti figli del Testatore mancassero in pupillari ętate, sostituisce il suo Fratello, e la sua linea maschia, e poi quella delle femine coi medesimi obblighi come nell’instituzione di sopra senza figli.
Vuole, che questa sua ultima volontà non si palesi finché il suo corpo non sia sepolto, e subito poi aggrava la coscienza del Notaro se non lo testificherà a chiunque potesse avervi pretensione, acciò se ne faccia memoria perpetua nei libri, avvertendo gl’eredi a far subito l’Inventario di ogni cosa che potrà facilmente rilevarsi dal libro D in foglio etc.
Properzio Angelj di propria mano dice, ed afferma etc.
All’apertura di questo testamento fu Piergirolamo Benedetti, Giovanni Ciarlini, Placito Vagnarelli, Ottavio Pieri, Giuseppe Aniballi, Orazio degli Alessandri.
Nel dì 27 Ottobre 1604 se ne rogò Piergiovanni Morciani.
Nel libro dei Rettori della Fraternita si ha che il detto Signor Properzio morì adi 26 Ottobre 1604.
I detti legati della Fraternita furono ridotti nel 1763 24 Agosto.»
Corradini, Antonio, Spoglio delle pergamene urbinati (copia di Antonio Rosa), manoscritto cartaceo, legato in cartone, secolo XIX, millimetri 305 x 220, volume II, carte 130 recto - 132 recto (segnatura di collocazione ‘Urbino 107’).
Tipologia fisica: Rotolo
Stato di conservazione: 
Buono
Lingua: Latino
Progetto: Attività di acquisizione ottico digitale del Fondo Antico dell'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo 
Compare nelle collezioni:1.1 Sezione Pergamene

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