Un ben informato medaglione biografico dedicato a Barocci
Start Date
1590
End Date
1591
Chronology
XVI sec.
Content
1590-1591
Commento
Intorno a questa data è stata stabilita la redazione manoscritta di un medaglione biografico di Barocci, ad evidenza scritto da qualcuno in Urbino prossimo all’artista (Giovan Battista Clarici?). L'estensore, ben informato sulla produzione di Barocci, registra: il Martirio di santa Margherita , perduto, già nella chiesa del Corpus Christi, citato da Borghini (vedi 1584), e di cui l’anonimo biografo osserva che si tratta di un’opera «tagliata», forse in riferimento a un danno della tela; nel duomo, la Santa Cecilia e santi e il Martirio di san Sebastiano , pure ricordati da Borghini (vedi 1584); il ritratto del letterato Antonio Galli, figura di spicco nella corte urbinate, menzionato poi sia nell’inventario dei beni di Francesco Maria del 1631 (vedi) sia da Bellori (vedi 1672) e identificato con il quadro nel museo di Copenhagen (Olsen 1962, pp. 140-142, n. 6; Ambrosini Massari 2016, pp. 57-58); il ritratto, perduto, della moglie di Antonio Gallo con due figlioletti gemelli (una esatta descrizione di quest’opera è in una lettera del 1701 di Paolo Alessandro Maffei ad Antonfrancesco Marmi: «Un quadro di palmi cinque d’altezza e di 3 ½ di larghezza col ritratto della signora Caterina Galli, più che di mezza figura, che con la destra tiene per mano un bambino vestito di rosso e pone la sinistra su la spalla d’altro simile come in atto d’abbracciarlo. La dama è vestita di nero con cintiglio di gioie alla veste, e con velo bianco in testa», in Lettere artistiche inedite 1866, p. 144, n. CLXXIII); il ritratto del capitano Pietro Bonaventura, il ritratto del capitano Ventura Brandani e della moglie Virginia, tutti perduti; la Crocifissione dipinta per il cardinale Giulio Feltrio della Rovere, già in Arcevia, perduta, menzionata anche da Borghini (vedi 1584), ma che l'anonimo precisa essere stata un'opera antecedente il secondo soggiorno romano del pittore; tre quadri eseguiti a Roma, rispettivamente due Madonne perdute o non identificate e una Maria Maddalena penitente, da identificare con quella attribuita da Voss 1994, pp. 310-311 a Barocci, in deposito dagli Uffizi alla Certosa del Galluzzo e solo di recente recuperata (cfr. Olsen 1962, p. 244 che lo ritiene di scuola; e Baroni cds), molto prossima alla Madonna annunciata affrescata sulla volta di una delle sale del Casino di Pio IV; seguono la Sacra Famiglia affrescata sulla volta di un’altra delle sale del Casino, citata da Borghini (vedi 1584); una «meditatione» in un'altra sala del Casino, probabilmente da identificare con l'Annunciazione, ricordata anche da Borghini (vedi 1584); il Mosè e il serpente avviato in Belvedere, pure menzionato da Borghini (vedi 1584); la Madonna di an Giovanni , già nella chiesa dei Cappuccini a Crocicchia e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, menzionata da Borghini (vedi 1584); la Madonna di san Simone , già in San Francesco a Urbino e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, rubricata da Borghini (vedi 1584), nella quale l'anonimo rileva la presenza dei ritratti dei coniugi committenti in basso a destra; la Crocifissione Bonarelli, già nella chiesa del Crocifisso Miracoloso a Urbino e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, citata da Borghini (vedi 1584); il Riposo nella fuga in Egitto nella versione eseguita per Antonio Brancaleoni in Santo Stefano a Piobbico; la Madonna del Gatto , eseguita pure per Antonio Brancaleoni e oggi alla National Gallery di Londra; il ritratto di Felice Tiranni, in carica come arcivescovo di Urbino dal 1563 alla morte nel 1578, citato poi da Bellori (vedi 1672), perduto o non identificato; la Deposizione di Cristo dalla croce nel duomo di Perugia, menzionata da Borghini (vedi 1584); la Madonna del Popolo eseguita per la Fraternita dei Laici di Arezzo, citata da Borghini (vedi 1584); il Perdono di Assisi, in San Francesco a Urbino, citato da Borghini (vedi 1584); l'Immacolata Concezione , pure già in San Francesco e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, non documentata; il Martirio di san Vitale in San Vitale a Ravenna, citato da Borghini (vedi 1584) e Lomazzo (vedi 1590); l'Annunciazione nella cappella Della Rovere nella basilica di Loreto, citata da Borghini (vedi 1584) e Lomazzo (vedi 1590); il ritratto di Francesco Maria II ancora «prencipe», verosimilmente il quadro che effigia il duca in armatura, oggi agli Uffizi, e il ritratto di lui ormai divenuto duca, identificabile con quello oggi a Weimar; il ritratto di Lavinia della Rovere, sorella di Francesco Maria, nata nel 1558, identificabile nel ritratto di fanciulla degli Uffizi (Olsen 1962, p. 157, n. 25); la Visitazione per la Chiesa Nuova a Roma; la seconda versione della Vocazione di sant’Andrea destinata a Filippo II e la prima eseguita per l'oratorio di Sant'Andrea a Pesaro; la prima versione della Fuga di Enea da Troia per Rodolfo II, perduta; la Circoncisione già nella chiesa del Nome di Gesù a Pesaro e oggi al Louvre; l’Apparizione di Cristo alla Maddalena eseguita per monsignor Giuliano della Rovere, cugino di Francesco Maria, come precisa l'anonimo già a Pesaro nella casa del monsignore, oggi a Monaco, Staatliche Gemäldegalerie; la Madonna della Gatta , che l'anonimo precisa essere proprio allora in lavorazione, eseguita per Francesco Maria e oggi agli Uffizi; la Beata Michelina in estasi, pure in lavorazione in quel momento, giunta a Pesaro, nella chiesa di San Francesco, nel 1606 (vedi) e oggi alla Pinacoteca Vaticana; il ritratto del celebre architetto Francesco Pacciotto, scomparso a Urbino nel 1591 dopo una prolungata attività in diversi contesti, e qui evocato come già scomparso, opera perduta o non identificata. [Barbara Agosti, Camilla Colzani]
Trascrizione
«Furono le prime pitture di messer Federico Barocci intorno l'anno 1557 in Urbino sua patria al Corpus Domini, una tagliata dentrovi una Santa Margherita in priggione, in duomo della medesima città un quadro di una Santa Cecilia, e d'altre figure, un'altra tavola nella medesima chiesa un San Bastiano saettato. Nel medesimo tempo fece alcuni ritratti di gentilhuomini d'Urbino, fra quali furono il Gallo e la moglie con doi putini, c'hebbe in un parto. Il signor capitano Pietro Bonaventura, il capitan Vittura Brandano e sua moglie donna Virginea. Nel medesmo tempo fece per l'illustrissimo cardinal d'Urbino un quadro con dentro un Crocifisso, san Domenico et altre figure. Queste opere furono fatte avanti ch'andasse a Roma. Andato poi a Roma fece tre quadri, doi Madonne, et una Santa Maria in penitentia. Lavorò poi per Sua Santità una Santa Maddalena, Cristo fanciullo, san Gioanni, santa Isabeta, santa Anna, san Iuseppo, san Zaccheria, et altre figure per la stantia. In un'altra stantia in fondo d'una fece una meditatione con alcune figure, lavorò ancora in Belvedere in una stantia un Mosé, che è alla presentia di faraone [e] converte la verga in serpente: ma sopraggionto dal male rimase imperfetta. Tornato poi a Urbino lavorò per sua divotione alli padri scapuzzini un quadro, con dentrovi la Madonna e Cristo fanciullo, san Giovanni; in San Francesco d'Urbino lavorò una tavola per un citadino con dentrovi una Madonna et il puttino, san Simone, san Tadeo con doi ritratti a i piedi. Lavorò nella medesma città una tavola con dentrovi un Christo in croce, la Madonna, san Gianni, et alcuni angeli. Lavorò per il conte dal Piobico doi quadri non molto grandi, in uno una Madonna col Puttino, san Giovanni. Nel medesmo tempo fece un ritratto di monsignor Felice arcivescovo della città. Nel domo di Peruggia lavorò una tavola con dentrovi un Christo deposto di croce bellissimo. In Arezzo di Toscana fece per una scuola una tavola assai grande con dentro una Madonna | della Misericordia con gran numero di figure. Fece in San Francesco d'Urbino all'altar grande una tavola con dentrovi un Christo, una Madonna in gloria, et da basso san Francesco che dimanda il perdono. Nella medesima chiesa un quadro della Concettione; fece per li padri di San Vitale a Ravenna un martirio di esso santo. Lavorò una tavola per Sua Altezza, un quadro d'una Nonciata ch'andò all'Oreto. Fece il ritratto di Sua Altezza quando era prencipe, e dopo quando era duca. Fece medesimamente un ritratto della signora Donna Lavinia bellissimo, fece in Sinigaglia una tavola di un Cristo morto. Lavorò una tavola per i padri del Pozzo Bianco di Roma, con dentrovi la Visitatione di santa Elisabetta. Lavorò per Sua Altezza un quadro che lo mandò a Sua Maestà con dentrovi un Incendio di Troia. Fece ancora una Circoncisione del Signore con la Madonna et [***] altri santi ch’è al presente a Pesaro nella chiesa del Nome di Dio, et è tenuta cosa bellissima. Una Madonna nell'orto co l'apparentia del Signore fatta ad istanza del monsignor illustrissimo Dalla Rovere, et è pur in Pesaro in casa del medesimo.Tutt'hora lavora un quadro per Sua Altezza nel quale è la Madonna col Christo infante, un san Gioanni, san Giuseppo et altre figure che è cosa veramente bellissima. Lavora parimente un quadro che s'haverà da porre in San Francesco di Pesaro, dov'è una Beata Michelina della detta città, che è in contemplatione et è per riuscire parimente bellissima. Fece ancora un ritratto del signor conte Pacciotto naturalissimo ch'è appresso li eredi suoi in Urbino».
Commento
Intorno a questa data è stata stabilita la redazione manoscritta di un medaglione biografico di Barocci, ad evidenza scritto da qualcuno in Urbino prossimo all’artista (Giovan Battista Clarici?). L'estensore, ben informato sulla produzione di Barocci, registra: il Martirio di santa Margherita , perduto, già nella chiesa del Corpus Christi, citato da Borghini (vedi 1584), e di cui l’anonimo biografo osserva che si tratta di un’opera «tagliata», forse in riferimento a un danno della tela; nel duomo, la Santa Cecilia e santi e il Martirio di san Sebastiano , pure ricordati da Borghini (vedi 1584); il ritratto del letterato Antonio Galli, figura di spicco nella corte urbinate, menzionato poi sia nell’inventario dei beni di Francesco Maria del 1631 (vedi) sia da Bellori (vedi 1672) e identificato con il quadro nel museo di Copenhagen (Olsen 1962, pp. 140-142, n. 6; Ambrosini Massari 2016, pp. 57-58); il ritratto, perduto, della moglie di Antonio Gallo con due figlioletti gemelli (una esatta descrizione di quest’opera è in una lettera del 1701 di Paolo Alessandro Maffei ad Antonfrancesco Marmi: «Un quadro di palmi cinque d’altezza e di 3 ½ di larghezza col ritratto della signora Caterina Galli, più che di mezza figura, che con la destra tiene per mano un bambino vestito di rosso e pone la sinistra su la spalla d’altro simile come in atto d’abbracciarlo. La dama è vestita di nero con cintiglio di gioie alla veste, e con velo bianco in testa», in Lettere artistiche inedite 1866, p. 144, n. CLXXIII); il ritratto del capitano Pietro Bonaventura, il ritratto del capitano Ventura Brandani e della moglie Virginia, tutti perduti; la Crocifissione dipinta per il cardinale Giulio Feltrio della Rovere, già in Arcevia, perduta, menzionata anche da Borghini (vedi 1584), ma che l'anonimo precisa essere stata un'opera antecedente il secondo soggiorno romano del pittore; tre quadri eseguiti a Roma, rispettivamente due Madonne perdute o non identificate e una Maria Maddalena penitente, da identificare con quella attribuita da Voss 1994, pp. 310-311 a Barocci, in deposito dagli Uffizi alla Certosa del Galluzzo e solo di recente recuperata (cfr. Olsen 1962, p. 244 che lo ritiene di scuola; e Baroni cds), molto prossima alla Madonna annunciata affrescata sulla volta di una delle sale del Casino di Pio IV; seguono la Sacra Famiglia affrescata sulla volta di un’altra delle sale del Casino, citata da Borghini (vedi 1584); una «meditatione» in un'altra sala del Casino, probabilmente da identificare con l'Annunciazione, ricordata anche da Borghini (vedi 1584); il Mosè e il serpente avviato in Belvedere, pure menzionato da Borghini (vedi 1584); la Madonna di an Giovanni , già nella chiesa dei Cappuccini a Crocicchia e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, menzionata da Borghini (vedi 1584); la Madonna di san Simone , già in San Francesco a Urbino e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, rubricata da Borghini (vedi 1584), nella quale l'anonimo rileva la presenza dei ritratti dei coniugi committenti in basso a destra; la Crocifissione Bonarelli, già nella chiesa del Crocifisso Miracoloso a Urbino e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, citata da Borghini (vedi 1584); il Riposo nella fuga in Egitto nella versione eseguita per Antonio Brancaleoni in Santo Stefano a Piobbico; la Madonna del Gatto , eseguita pure per Antonio Brancaleoni e oggi alla National Gallery di Londra; il ritratto di Felice Tiranni, in carica come arcivescovo di Urbino dal 1563 alla morte nel 1578, citato poi da Bellori (vedi 1672), perduto o non identificato; la Deposizione di Cristo dalla croce nel duomo di Perugia, menzionata da Borghini (vedi 1584); la Madonna del Popolo eseguita per la Fraternita dei Laici di Arezzo, citata da Borghini (vedi 1584); il Perdono di Assisi, in San Francesco a Urbino, citato da Borghini (vedi 1584); l'Immacolata Concezione , pure già in San Francesco e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche, non documentata; il Martirio di san Vitale in San Vitale a Ravenna, citato da Borghini (vedi 1584) e Lomazzo (vedi 1590); l'Annunciazione nella cappella Della Rovere nella basilica di Loreto, citata da Borghini (vedi 1584) e Lomazzo (vedi 1590); il ritratto di Francesco Maria II ancora «prencipe», verosimilmente il quadro che effigia il duca in armatura, oggi agli Uffizi, e il ritratto di lui ormai divenuto duca, identificabile con quello oggi a Weimar; il ritratto di Lavinia della Rovere, sorella di Francesco Maria, nata nel 1558, identificabile nel ritratto di fanciulla degli Uffizi (Olsen 1962, p. 157, n. 25); la Visitazione per la Chiesa Nuova a Roma; la seconda versione della Vocazione di sant’Andrea destinata a Filippo II e la prima eseguita per l'oratorio di Sant'Andrea a Pesaro; la prima versione della Fuga di Enea da Troia per Rodolfo II, perduta; la Circoncisione già nella chiesa del Nome di Gesù a Pesaro e oggi al Louvre; l’Apparizione di Cristo alla Maddalena eseguita per monsignor Giuliano della Rovere, cugino di Francesco Maria, come precisa l'anonimo già a Pesaro nella casa del monsignore, oggi a Monaco, Staatliche Gemäldegalerie; la Madonna della Gatta , che l'anonimo precisa essere proprio allora in lavorazione, eseguita per Francesco Maria e oggi agli Uffizi; la Beata Michelina in estasi, pure in lavorazione in quel momento, giunta a Pesaro, nella chiesa di San Francesco, nel 1606 (vedi) e oggi alla Pinacoteca Vaticana; il ritratto del celebre architetto Francesco Pacciotto, scomparso a Urbino nel 1591 dopo una prolungata attività in diversi contesti, e qui evocato come già scomparso, opera perduta o non identificata. [Barbara Agosti, Camilla Colzani]
Trascrizione
«Furono le prime pitture di messer Federico Barocci intorno l'anno 1557 in Urbino sua patria al Corpus Domini, una tagliata dentrovi una Santa Margherita in priggione, in duomo della medesima città un quadro di una Santa Cecilia, e d'altre figure, un'altra tavola nella medesima chiesa un San Bastiano saettato. Nel medesimo tempo fece alcuni ritratti di gentilhuomini d'Urbino, fra quali furono il Gallo e la moglie con doi putini, c'hebbe in un parto. Il signor capitano Pietro Bonaventura, il capitan Vittura Brandano e sua moglie donna Virginea. Nel medesmo tempo fece per l'illustrissimo cardinal d'Urbino un quadro con dentro un Crocifisso, san Domenico et altre figure. Queste opere furono fatte avanti ch'andasse a Roma. Andato poi a Roma fece tre quadri, doi Madonne, et una Santa Maria in penitentia. Lavorò poi per Sua Santità una Santa Maddalena, Cristo fanciullo, san Gioanni, santa Isabeta, santa Anna, san Iuseppo, san Zaccheria, et altre figure per la stantia. In un'altra stantia in fondo d'una fece una meditatione con alcune figure, lavorò ancora in Belvedere in una stantia un Mosé, che è alla presentia di faraone [e] converte la verga in serpente: ma sopraggionto dal male rimase imperfetta. Tornato poi a Urbino lavorò per sua divotione alli padri scapuzzini un quadro, con dentrovi la Madonna e Cristo fanciullo, san Giovanni; in San Francesco d'Urbino lavorò una tavola per un citadino con dentrovi una Madonna et il puttino, san Simone, san Tadeo con doi ritratti a i piedi. Lavorò nella medesma città una tavola con dentrovi un Christo in croce, la Madonna, san Gianni, et alcuni angeli. Lavorò per il conte dal Piobico doi quadri non molto grandi, in uno una Madonna col Puttino, san Giovanni. Nel medesmo tempo fece un ritratto di monsignor Felice arcivescovo della città. Nel domo di Peruggia lavorò una tavola con dentrovi un Christo deposto di croce bellissimo. In Arezzo di Toscana fece per una scuola una tavola assai grande con dentro una Madonna | della Misericordia con gran numero di figure. Fece in San Francesco d'Urbino all'altar grande una tavola con dentrovi un Christo, una Madonna in gloria, et da basso san Francesco che dimanda il perdono. Nella medesima chiesa un quadro della Concettione; fece per li padri di San Vitale a Ravenna un martirio di esso santo. Lavorò una tavola per Sua Altezza, un quadro d'una Nonciata ch'andò all'Oreto. Fece il ritratto di Sua Altezza quando era prencipe, e dopo quando era duca. Fece medesimamente un ritratto della signora Donna Lavinia bellissimo, fece in Sinigaglia una tavola di un Cristo morto. Lavorò una tavola per i padri del Pozzo Bianco di Roma, con dentrovi la Visitatione di santa Elisabetta. Lavorò per Sua Altezza un quadro che lo mandò a Sua Maestà con dentrovi un Incendio di Troia. Fece ancora una Circoncisione del Signore con la Madonna et [***] altri santi ch’è al presente a Pesaro nella chiesa del Nome di Dio, et è tenuta cosa bellissima. Una Madonna nell'orto co l'apparentia del Signore fatta ad istanza del monsignor illustrissimo Dalla Rovere, et è pur in Pesaro in casa del medesimo.Tutt'hora lavora un quadro per Sua Altezza nel quale è la Madonna col Christo infante, un san Gioanni, san Giuseppo et altre figure che è cosa veramente bellissima. Lavora parimente un quadro che s'haverà da porre in San Francesco di Pesaro, dov'è una Beata Michelina della detta città, che è in contemplatione et è per riuscire parimente bellissima. Fece ancora un ritratto del signor conte Pacciotto naturalissimo ch'è appresso li eredi suoi in Urbino».
Archivist's notes
Coll. Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms S. 94 sup, ff. 209 r-v, in Zezza 2009, pp. 263-265.
Bibl. A. Zezza, Una 'notizia' cinquecentesca su Federico Barocci, in Federico Barocci 1535-1612. L'incanto del colore. Una lezione per due secoli, catalogo della mostra (Siena, Santa Maria della Scala, 11 ottobre 2009-10 gennaio 2010), a cura di A. Giannotti, C. Pizzorusso, Cinisello Balsamo 2009, pp. 263-265; Lettere artistiche inedite, a cura di G. Campori, Modena 1866
Bibl. A. Zezza, Una 'notizia' cinquecentesca su Federico Barocci, in Federico Barocci 1535-1612. L'incanto del colore. Una lezione per due secoli, catalogo della mostra (Siena, Santa Maria della Scala, 11 ottobre 2009-10 gennaio 2010), a cura di A. Giannotti, C. Pizzorusso, Cinisello Balsamo 2009, pp. 263-265; Lettere artistiche inedite, a cura di G. Campori, Modena 1866
Physical type
Foglio
Preservation status
Buono
Language
Italiano
Project
Keywords
Antonio Galli
Caterina Galli
Pietro Bonaventura
Ventura Brandani
Virginia Brandani
Giulio Feltrio della Rovere
Antonio Brancaleoni
Felice Tiranni
Francesco Maria II della Rovere
Lavinia della Rovere
Rodolfo II
Francesco Pacciotto