(Questa pergamena è scritta a metà). Don Pietro di Giuliano urbinate, canonico, sborsò a nome di Oddone Vescovo di Urbino e del suo Clero, in presenza di Don Nicola cagliese, canonico di Urbino e di Cagli ed altri … etc. (In fondo della pergamena si legge scritto … Ser Taddeo).

Il pontefice Benedetto XIII si compiace della lettera a lui inviata dal Gonfaloniere e dai Priori della città di Urbino, per ringraziarlo del conferito abito abbaziale al Capitolo della Metropolitana, elogiando della città i personaggi di alto merito avuti e fra questi ricorda Clemente XI ed i suoi nepoti Alessandro ed Annibale.

Il pontefice Clemente XI, ammette al presbiterato il giovane Eustachio Palma di Urbino.

Dopo la morte del conte Antonio Stati, condannato alla decapitazione per delitto di lesa maestà, ⁽¹⁾ la contessa Caterina Galli de’ Stati, a favore dei suoi figli Angelo cavaliere di Malta, Castore, Polluce e Federico, promuove lite contro il fisco, per la rivendicazione di ogni suo diritto sul feudo di Montebello, ⁽²⁾ e sopra ogni terra già posseduta dal predetto conte Antonio.

Il pontefice Urbano VIII si dimostra grato agli Urbinati per la prestata obbedienza.

Ordine ai gabellieri di lasciar passare Pietro Arcangelo di Urbino con un buon numero di cavalli, poledri, vacche e tori.

Don Rinaldo collettore dei Canonici di Città di Castello da a balio un certo Bertucciolo. Rog. Benincasa di Raniero

Pergamena che porta la data del 1789, a cui è unito un sigillo di metallo, il di cui stemma e la di cui iscrizione ci porta [sic] sul finire del secolo XIII, quando erano Signori di Castel delle Ripe Oddo Brancaleoni e suo figlio Monaldo.¹

Il pontefice Clemente XIV, esterna la sua gratitudine al Gonfaloniere ed ai Priori della città di Urbino, per il ricevimento della loro lettera di ossequio, di fede e di sudditanza, ed encomia i meriti dei due cardinali urbinati, Gianfrancesco Albani e Benedetto Veterani.

Palutio degli Ubertoni Protonotario Apostolico, rende noto essersi presentati avanti a lui, Ser Lucantonio de’ Pellegrini, Tommaso di Bartolomeo, nonché donna Barbara rispettiva loro moglie e figlia, coeredi della quondam Virginia Fabretti, per agire contro Donna Daria Periberta, allo scopo di salvaguardare i loro diritti in diverse terre posta nella corte del castello di Fermignano.