Federico Barocci
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The aim of this online corpus is to approach the work of the painter Federico Barocci (Urbino 1533 - 1612) from a historical perspective, revising the known sources, finding new ones and combining them with paintings and drawings. The capillary research in the archives is supported by a careful analysis of the literary sources and compiled in chronological order. As part of the Sanzio Digital Heritage project, the corpus is hosted on a dedicated platform that makes it possible to create a system of internal and external links that allows users to search for specific topics (people, places, decades or years) and immerse themselves in the world of Federico Barocci’s art.
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Browsing Federico Barocci by browse.metadata.subjectAM "Alessandro Vitali"
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Archival Material Acconto ad Alessandro Vitali per la pala con Sant’Ambrogio e Teodosio per il duomo di Milano(1601-12-20)1601, 20 dicembre (b Commento Maurizio Cermenati, tesoriere della Fabbrica del duomo di Milano, emette un mandato di pagamento di 300 lire imperiali ad Alessandro Vitali per la pala raffigurante Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio (vedi 22 settembre 1600; 23 novembre 1600). A far da tramite con l’artista è Guidubaldo Vincenzi (Arslan 1960, p. 100; Bonomelli 1993, p. 22; Colzani 2024, p. 97). [Camilla Colzani] Trascrizione «Domino Mauritio Cermenato tesoriero della Fabbrica del duomo pagarete a Alessandro Vitale pittore della tavola ossia ancona di S. Ambrogio, e per dicto pittore al reverendo padre Guidubaldo Vincenzi curato in detto duomo lire trecento imperiali a bon conto sopra la detta tavola che va posta al suo altare et gli ne darete debito - Iire 300 Flaminio Ferrari V.R. Alessandro Mazenta»Archival Material Alessandro Vitali ha copiato per il duca di Urbino una Natività di Barocci(1598-03)1598, marzo Commento Nella contabilità del duca di Urbino risulta un pagamento di 30 scudi ad Alessandro Vitali per l’esecuzione di una copia di una Natività realizzata da Barocci da riconoscersi in quella richiesta da Francesco Maria (Krommes 1912, p. 83); il collegamento tra questo pagamento e la versione della Natività realizzata per Federico Borromeo e conservata alla Pinacoteca Ambrosiana, in passato dato per certo dalla critica, non è più condivisibile (Colzani 2024). Trascrizione «Per la copia del Presepio del Barroccio a Alessandro»Archival Material Ancora sull’acconto per il Sant’Ambrogio e Teodosio per il duomo di Milano(1603-04-30)1603, 30 aprile (b Commento Guidubaldo Vincenzi in Milano scrive al fratello Ludovico in Urbino in riferimento alla transazione per il pagamento del Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio che Alessandro Vitali stava eseguendo per il duomo di Milano (vedi 1603, 16 aprile) (Sangiorgi 1982, p. 41, n. XXVII; Colzani 2024, pp. 107-108). [Camilla Colzani] Trascrizione « […] La signora Laura mi ha scritto due volte con grande istanza ch'io volessi rimettere li danari al signor Francesco suo figliuolo, havevo cento scudi di messer Alessandro Vitali a conto del quadro di Santo Ambrosio, et sono oggi quindici giorni ch'io li ho rimessi in Anversa, et lo scrissi a Sua Signoria, ma però l'ho fatto per comissione di messer Alessandro: vedete se non gl’ha rimborsciati di fare che li paghi, et per maggior chiarezza ch’io gl’ho pagati mostrateli questa seconda lettera di cambio, et la prima l’ho mandata, hoggi quindici giorni, al signor Francesco, et così ho fatto sempre con il signor capitan Claudio Corboli; et vi mando anco le seconde lettere che ho trattenuto del signor capitan Claudio, poiché le prime sempre sono andate bene, et datemi aviso di quanto sarà seguito. Io fo volentieri servitio, ma non vorrei poi, quanto s’è fatto tutto quello che si può, che il terzo restasse disgustato. M'incresce che il signor Baroccio habbia avuto disgusto, ma spero che sarà durato poco, perché come ho detto, per l'istesso ordinario ch'io mandai la polliza di cambio scrissi anco alla signora Laura et a messer Alesandro».Archival Material Barocci dà ricevuta dell’acconto per il Compianto su Cristo morto(1600-04-22)1600, 22 aprile Commento Federico Barocci sottoscrive di aver ricevuto dalla Fabbrica del duomo di Milano, per mano di Flaminio Ferrari, la caparra per la commissione del Compianto su Cristo morto e Santi (vedi 1600, 7 marzo, 10 aprile) grazie all’intermediazione di Francesco Maria Santinelli e Francesco Maria Tomasi. Alla sottoscrizione, insieme a un non meglio identificato Orazio Livio, è presente anche l’allievo Alessandro Vitali (Annali 1877-1885, IV, p. 338; Bonomelli 1993, p. 21; Colzani 2024, pp. 83-84). [Camilla Colzani] Trascrizione «Adì 22 aprile 1600, in Urbino. Per la presente poliza confesso io Federigo Barocci da Urbino haver havuto e ricevuto dall'Illustrissimo signor Flaminio Ferrari doi cento ducatoni, in numero ottantacinque doppie d'oro in oro e dieci livere venetiane; quali danari il detto signor Flaminio me ha rimessi in Pesaro all’Illustrissimo signor conte Francesco Maria Santinelli et il detto signor conte Francesco Maria me li ha fatti contare qui in Urbino dal signor Francesco Maria Tomasi. E però, in fede del vero, ho fatto il presente ricevuto, sottoscritto di mia mano, dichiarando che i detti doicento ducatoni sono per caparra della tavola che ho promesso fare per il Domo di Milano, nella quale ho da rappresentare il Signore tolto di croce, con la Madonna e Marie e San Michele Arcangelo et un vescovo. Dico ducatoni numero 200. Dichiarando inoltre, che le dette doppie ottantadue sono italiane e tre spagnole. Io Federico Barocci confesso quanto di sopra. Io Oratio Livio fui presente, quando il signor Federigo Barocci sottoscrisse la presente di sua mano. Io Alessandro Vitali fui presente, quando il signor Federigo Barocci sottoscrisse la presente di sua mano».1 Archival Material Continua la pioggia di commissioni milanesi a Barocci e bottega(1601-12-27)1601, 27 dicembre Commento Ludovico Vincenzi in Urbino riferisce al fratello Guidubaldo in Milano che Barocci ha già avviato la pala con il Compianto su Cristo morto e Santi per il duomo di Milano; tuttavia, è molto indaffarato, e deve ancora ultimare la Presentazione della Vergine al Tempio per la Chiesa Nuova a Roma. Stando al parere degli allievi, Federico risulta essere molto più attivo ora rispetto a dieci anni prima. Il mittente scrive che la copia dell'Ultima cena che era stata richiesta (vedi 1601, 19 dicembre) difficilmente può essere allogata perché i collaboratori del maestro sono sovraccarichi di impegni. Alessandro Vitali in ogni caso spera di potere ottemperare a tale richiesta e si augura che Guidubaldo Vincenzi ne sia soddisfatto, anche più dell'altra opera fatta per lui, probabilmente la copia della «testa» citata nella lettera del 19 dicembre 1601 (vedi). Giovanni Andrea Urbani non ha ancora terminato il dipinto per Guidubaldo che questi aveva potuto vedere cominciato durante la propria visita a Urbino, e che deve essere la copia delle Stimmate di San Francesco destinata a San Paolo Converso. Urbani inoltre promette di mandare a Guidubaldo una copia di un San Girolamo di Barocci, verosimilmente dal prototipo della Galleria Borghese. Sembra di capire che nella transazione con Alessandro Vitali fossero implicati il patrizio urbinate Girolamo Corboli e il parente di questi Claudio Corboli. Ludovico fa sapere infine di avere consegnato la «reliquia» di Carlo Borromeo (vedi 1601, 19 dicembre) alla marchesa, da riconoscersi in Lavinia Feltria della Rovere (1558-1632), sorella minore di Francesco Maria, dal 1583 moglie di Alfonso Felice d'Avalos, marchese del Vasto (Sangiorgi 1982, pp. 36-37, n. XXI; Colzani 2024, pp. 97-99). [Camilla Colzani] Trascrizione «Sono stato dal signor Federico Baroccio il quale ha di già principiato il quadro per Milano et desidera servire cotesti signori, ma il freddo grande et quello che è poi quasi continua la sua indispositione solita e poca sanità lo trattiene. Con tutto ciò, per quanto dicono tutti questi suoi giovani allievi, lui fa più facende et lavora molto più che non faceva dieci anni sono. Il quadro per Roma è in buon termine di modo che si può sperare che sia per dar compimento et satisfattione anco a cotesti signori, ma non bisogna però far conto di così presto chi non vuole poi restar ingannato. Ho fatto le vostre raccomandationi et ve le rende dupplicate: quanto alla copia della Cena non sa che si dire poiché tutti questi suoi giovani sono occupati in cose d'importanza et vi si richiede solecitudine. Ho parlato a messer Alessandro quale dice che vedrà che restiate satisfatto et presto, et forsi più contento che non foste dell'altro. Messer Giovanni Andrea dice che per hora non vuole altri denari sin a tanto che non ha compito l'opera, la quale è quasi nel termine che voi la lassaste, et al presente non vi può far cosa alcuna se li tempi non si accomodano, essendo pessimi affatto; il suddetto messer Giovanni Andrea dice che vi manderà una copia d'un San Geronimo bellissimo che viene dal suddetto signor Barocci et crede che restarete sodisfatto. Il signor Corbolo vi riccorda il suo servizio poiché il capitano Claudio lo solecita, onde se quelli signori vorranno rimettere li denari per messer Alessandro è buonissima occasione per l'una et l'altra parte. La signora marchesa ha hauto quelle reliquie del cardinale Borromeo santa memoria, et vi ringratia per infinite volte, ha dimostrato veramente che li sono state molto accette […]».Archival Material Disposizioni per il pagamento a Barocci e Vitali per il Sant’Ambrogio e Teodosio del duomo di Milano(1602-01-16)1602, 16 gennaio Commento Guidubaldo Vincenzi in Milano scrive al fratello Ludovico in Urbino riferendo alcuni conti relativi al compenso da mandare ad Alessandro Vitali per il Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio nella consegna del quale sono stati coinvolti Girolamo e Claudio Corboli vedi 1601, 27 dicembre). Il Pier Matteo qui menzionato è l'urbinate Pier Matteo Passionei (Sangiorgi 1982, p. 38, n. XXII; Colzani 2024, pp. 99-100). [Camilla Colzani] Trascrizione «Facevo pensiero di non scrivervi per hora ma che bastasse haver scritto al signor Gironomo Corboli, et havendo già mandatale lettera alla posta fu ricevuta la vostra con l'inclusa di detto signor Corboli, al quale direte ch'io scrivo al signor Barocci che gli havrebbe dati cento ducatoni, perché tanti n'ho rimessi al signor capitano Claudio; ma perché detto signor Gironomo mi scrive ch'io ne pigli solamente ottanta tre e mezzo, sarete contento di dire al signor Barocci il negotio come passa, che pigli questo che gli darà il signor Corboli et che il restante gli li manderò per la prima occasione che si appresenterà, perché ho ancora in mano li danari che rimisi al signor Pier Matteo fino questa estate, che sono quatordici ducatoni et mezzo, che per esser poca somma non ho fatto la lettera di cambio, ma aspettavo questa occasione. Dite a messer Alessandro che se vuole ch'io pigli li suoi cinquanta scudi che me li farò dare, ma non so poi come rimetterli: ma farò quel tanto che mi comandarà […]».Archival Material I fratelli Vincenzi chiedono a Barocci un’invenzione per la pala della loro cappella di famiglia nel duomo urbinate(1603-11-11)1603, 11 novembre Commento Ludovico Vincenzi in Urbino scrive al fratello Guidubaldo in Milano (Sangiorgi 1982, pp. 45-46, n. XXXVI dove tuttavia è prospettato un collegamento con il Compianto sul Cristo morto e Santi oggi ai Musei Civici di Bologna non supportato da evidenze; Colzani 2024, pp. 116-117) a proposito dell'allestimento della cappella della famiglia Vincenzi nel duomo di Urbino, sita di fronte a quella del cugino Clemente Bartoli (vedi 1609), e per la quale si prevedeva una pala di grandi dimensioni, che i fratelli Vincenzi e in particolare Ludovico meditavano di commissionare ad Alessandro Vitali, chiedendo a Barocci soltanto una traccia grafica per l'invenzione, senza sovraccaricarlo ulteriormente. Nella tela consegnata da Vitali (oggi nel Museo Diocesano Albani) la Sant'Agnese ripropone la figura del Cristo quale compare nell’incompiuta tela oggi a Chantilly (vedi 1590, 1 febbraio) e nella pala Aldobrandini allora in via di esecuzione. Ludovico Vincenzi ribadisce la propria consuetudine con la cappella di famiglia, dove ha detto messe in memoria dello zio Francesco Paciotto (1513-1591), fratello della propria madre, e rinomato architetto (e del quale Barocci aveva eseguito un ritratto, vedi 1590-1591 e 1672). [Camilla Colzani] Trascrizione «Si è fatta instanza per il luogo da far la capella in duomo, et perché ognuno vuole il suo altare per lui, ci daranno l'altare grande, et il quadro va posto in una delle colonne scontro l'altare, havendo poi il signor Clemente intentione di far l'altro per scontro, et cos' ne ho parlato a messer Alessandro Vitali, il quale farà lui detto quadro et il signor Baroccio si accontenta di aiutare et dare il suo disegno. Vi scrivo nella coperta acciò se bisognasse mostrarla per servitio di detto messer Alessandro; che certo cotesti signori l'intendono male che non dovriano dar disgusto al signor Baroccio, et vedete quello che vi dico che tengo sicuro che loro non siano per haver il quadro di detto Baroccio tanto è per discadere di speranza et della sua buona volontà che havea di servire. Avendo io da offitiar la sudetta capella, sì come non ho mancato sin hora che sempre ho detto le messe per la buona memoria del conte Francesco, voglio far una pianeta negra, et così vorrei da Milano un bel passamano d'oro da fornirla, onde per la prima occasione sarete contento mandarlo che io sborsciarò il denaro a qualcheduno di questi pittori che vi servono dei quadri a voi […]».Archival Material La Fabbrica del duomo di Milano stabilisce il compenso per Alessandro Vitali(1603-07-14)1603, 14 luglio Commento La Fabbrica del duomo di Milano stabilisce che Bartolomeo Giorgi scriva ad Alessandro Vitali in Urbino per informarlo che il capitolo, previa perizia, ha decretato di dargli trecento scudi per la pala con Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio. Qualora Vitali non sia soddisfatto, sarà Federico Barocci a fare da arbitro (Annali 1877-1885, V, p. 12; Bonomelli 1993, p. 22; Colzani 2024, pp. 110-111). [Camilla Colzani] Trascrizione «Elegerunt illustrem et reverendum dominum Bartholomaeum de Georgiis ad scribendum Alexandro de Vitalibus pictori in civitate Urbini, qualiter venerandum capitolum praevia visitatione a peritis facta de anchona sancti Ambrosii depincta ab ipso Alexandro, et transmissa a dicta civitate Mediolanum, decrevit eidem dare pro eius mercede scuta 300, licet dicta anchona fuerit tantum extimata scuta 200; ita tamen quod ubi dictus Vitalis non contentetur de dictis scutis 300, sit in facultate praefati illustris et multum reverendi domini de Georgiis verbum facere in capitolo, et tunc super majori pretio deliberabitur, cum hoc tamen, quod id remitattur arbitrio domino Federici Barotii; et ubi ipse noluerit arbitrari, et non contentetur, quod rescribat, et dictis dominus Georgius verbum faciat in capitulo».Archival Material La pala con Sant’Ambrogio e Teodosio per il duomo di Milano è in lavorazione(1601-12-06)1601, 6 dicembre Commento Nanno Vincenzi in Urbino scrive al fratello Guidubaldo rientrato da poco a Milano per metterlo al corrente della realizzazione della pala con Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio commissionata per il duomo milanese e la cui esecuzione era stata delegata ad Alessandro Vitali (vedi 23 novembre 1600). Poiché Vitali nella pittura desidera introdurre alcune varianti rispetto al cartone visto da Guidubaldo a Urbino, è necessario il suo avallo (Sangiorgi 1982, pp. 32-33, n. XVIII; Colzani 2024, pp. 93-94). Trascrizione «Doppo la sua partita non gli ho mai scritto se non per mezzo di quest'altri fratelli facendo le mie raccomandationi; ora con l'occasione che messer Alessandro, che fa il quadro per Milano, m'ha parlato per intendere alcune particolarità, poiché l'ha rimosso alquanto da quello che havete visto nel cartone, voria sapere se oltre li doi assistenti vestiti da diaconi et subdiaconi saria bene farvi un assistente qual rappresentasse una delle dignità vestito con il piviale et con la mazza o bastone et medesimamente il cerimoniero con il suo bastone, et se li altri signori ordinarii si li volessero fare qualchuno si dovessero fare con le tonicelle et pianete o pure con le loro cappe morelle o rosse, perché queste particolarità riempirebbono l'opera assai; perciò informatevi bene come vanno vestiti et date risposta quanto prima […]».3 Archival Material Notizie sulla pala con Sant’Ambrogio e Teodosio per il duomo di Milano(1601-12-19)1601, 19 dicembre Commento Guidubaldo Vincenzi in Milano scrive al fratello Ludovico in Urbino precisando quanto richiesto in precedenza (vedi 1601, 6 dicembre) a proposito dell’iconografia della pala con Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio per il duomo di Milano. Ludovico viene inoltre informato sulla spartizione dei pagamenti tra Barocci e Vitali per la suddetta opera (Sangiorgi 1982, p. 34, n. XIX, con data errata; Colzani 2024, pp. 95-96) Trascrizione «[…] Ho avuto da monsignor Mazenta prefetto della Fabrica questa instruzzione circa il quadro qual darete a messer Alessandro Vitale, et oltre a quell[o] che dice monsignor Mazenta, avertitelo che facci il santo Ambrosio che habbi la barba et così anco tutti gl'altri sacerdoti, che così si pingano da tutti et tali sono rappresentati in questi intagli bellissimi del coro del Domo. [...] Circa la rimessa del danaro, il signor Barocci ha da toccar qui cento scudi et messer Alesandro cinquanta, se mi li faranno dare gli li farò rispondere, ma prima voglio aver nova che stia bene […]».6 Archival Material Opere della bottega di Barocci arrivano a Milano(1603-07-10)1603, 10 luglio Commento Ludovico Vincenzi in Urbino scrive al fratello Guidubaldo in Milano per comunicare che è conclusa un’altra copia di bottega da un’opera di Barocci destinata al mercato milanese: il San Girolamo (vedi 27 dicembre 1601). Informa inoltre il fratello del desiderio di Federico Barocci di servire i signori della Fabbrica del duomo. (Sangiorgi 1982, pp. 41-42, n. XXVIII; Colzani 2024, p. 110). [Camilla Colzani] Trascrizione «[…] Credo che havrete saputo da messer Giovanni Andrea Urbani che è finito il San Geronimo, et havendolo io visto ne sono restato satisfatto; et voi havete fatto tanto per servitio di messer Alessandro Vitali, ricordatevi ancora di messer Giovanni Andrea et che merita quello che adimandava. Il signor Federico Baroccio resta tanto satisfatto de voi e di cotesti signori che non ha altro dessiderio che di servir loro per quanto si può vedere […]».Archival Material Pagamenti a Barocci e Vitali per il Sant’Ambrogio e Teodosio(1602-02-13)1602, 13 febbraio Commento Guidubaldo Vincenzi in Milano scrive al fratello Ludovico in Urbino circa gli ottantatre ducatoni che si devono a Barocci (vedi 16 gennaio 1602) per la sua parte di compenso relativa al Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio. Nella transazione tra Urbino e Milano è implicato il letterato e filosofo Federico Bonaventura (1555-1602), il quale deve a sua volta fare pervenire un pagamento a Milano al rappresentante della corte urbinate Dionisio Basili, cui aveva disposto altri acquisti. Michelangelo Dolci intorno al 1775 (Dolci [circa 1775] 1933, p. 326) segnalava in palazzo Antaldi a Urbino un ritratto di Federico Bonaventura di mano di Barocci perduto (cfr. Olsen 1962, p. 240). Guidubaldo chiede inoltre informazioni rispetto a due quadretti commissionati a Giovanni Andrea Urbani e ad Alessandro Vitali, i quali arrivarono in Milano l’anno successivo (vedi 1603, 17 settembre) (parzialmente trascritta in Sangiorgi 1982, pp. 38-39, n. XXIII; Colzani 2024, p. 101). [Camilla Colzani] Trascrizione «Ho havuto per questo ordinario lettere anco dal signor Barocci che mi dice haver havuto li ottantatre ducatoni et mezzo, et potete dirli che quest'altro ordinario avrà la polliza del restante, et credo che sarà il signor Federico Bonaventuri quello che gli pagherà, poiché ha comesso certe robbe al signor Basilio quali si fanno tutta via, ma non si può sapere adesso il prezzo precisamente, et però credo quest'altra settimana darli sodisfatione, et anco a messer Alessandro […]. Raccordate li miei quadretti a messer Giovanni Andrea et a messer Alessandro […]».Archival Material Pagamento ad Alessandro Vitali per la pala con Sant’Ambrogio e Teodosio per il duomo di Milano(1600-11-23)1600, 23 novembre Commento Alessandro Vitali in Urbino riceve un pagamento dalla Fabbrica del duomo di Milano per la pala con il Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio che inizialmente doveva essere di mano di Barocci (vedi 22 settembre 1600); a questo pagamento ne segue un secondo datato 24 giugno 1601 (vedi) (Colzani 2024, pp. 90-91). [Camilla Colzani] Trascrizione «Io Alessandro Vitali pittore confesso d’havere havuto et ricevuto dal signor Perseo Cattaneo ducatoni quarantatre e mezzo, e un reale e mezzo i quali denari me gli ha pagati in nome del signor Flaminio Ferrari in questo modo: quattro ducatoni, e diciotto grossi per il signor conte Francesco Maria Santinelli, et quaranta scudi di dieci pauli l’uno, et diciotto grossi, e un reale e mezzo per se. La qual somma la ho havuta a buon conto del quadro che faccio per il domo di Milano et in fede ho fatto il presente scritto di mia mano a di 24 di giugno 1601 in Urbino. Io Alessandro sudetto ho ricevuto in contante dal sudetto signor Perseo Cattaneo ducatoni sette e pauli vinti che sono il restante delli ducatoni cinquanta doi, e mezzo, e un reale e mezzo ch’egli mi ha pagato per ordine del signor Flaminio Ferrari et in fede della verità ho fatto la presente ricevuta di mia mano, e sottoscritto. Io Allessandro Vitali confesso quanto di sopra».2 Archival Material Pioggia di commissioni milanesi su Barocci e bottega(1601-12-12)1601, 12 dicembre Commento Guidubaldo Vincenzi in Milano scrive al fratello Ludovico in Urbino accompagnando l'invio di una 'reliquia' di Carlo Borromeo, scampato all'attentato del 1569, destinata al duca di Urbino. Egli trasmette inoltre i saluti a Francesco Maria da parte della «signora Vittoria Castelletta», celebre cantante in rapporto con l’ambiente dei letterati milanesi (Nava 2024, pp. 181, 186-187). Guidubaldo desidera sapere dal fratello se Giovanni Andrea Urbani, allievo di Barocci, ha messo mano al «San Francesco» chiesto da Milano (vedi 1601, 3 gennaio, 4 luglio); è possibile si tratti dell’opera sollecitata dalle monache di San Paolo Converso alle quali era stata prospettata l’opportunità di avere una copia di bottega delle Stimmate di San Francesco (vedi vedi 1600, 10 maggio; 1600, 7 giugno). Il mittente si raccomanda inoltre ad Alessandro Vitali, che sta facendo una copia di una «testa» di Barocci per Guido Mazenta, e dichiara di volerne anche una per sé. Prega, inoltre, il fratello di riferire a Barocci che a Milano è desiderata anche una copia dell'Ultima Cena della cappella del Sacramento nel duomo urbinate, forse ancora la stessa opera che era stata inizialmente pensata per San Paolo Converso (vedi 1600, 10 maggio; 1600, 7 giugno), ma le cui dimensioni non si adattavano agli altari ed ora destinata ad altro luogo non precisato (Sangiorgi 1982, pp. 34-36, n. XX, trascrizione parziale; Colzani 2024, pp. 94-95). Trascrizione «[…] Vi mando questo pochino di ciambellotto rosso qual è di quella veste che già cardinal Borromeo, ora beato Carlo, haveva indosso quando li fu tirata l'archibugiata, et il bindello bianco era ad un paro di sottocalze di tela di lino ove è ancora il sangue delle battiture della disciplina: l'ho havute di bonissimo luogo et sono certissime di quella santa memoria. Potete darle a sua Eccellenza et diteli che se potrò haver altro sarà suo e fateli riverenza in mio nome et della signora Vittoria Castelletta. Dite al signor Baroccio [Simone] ch’io mi raccomando a Sua Signoria quest’altra volta poi gli farò raccordare li lavori. Fate le raccomandazioni a messer Giovanni Andrea Urbani et diteli che se vuol danari si lasci attendere et avisate a che termine è il San Francesco et come riesce et quando pensa che sarà fornito. Raccomandatemi anco a messer Alesandro, che sta in casa del signor Barocci, e diteli che il signor Guido ha voluto la testa copiata da lui e me la son fatta pagare otto scudi, perché voglio che me ne facci un'altra per me et gli voglio dare questi otto scudi, et se bene l'altra me la dette per sei voglio che la cortesia vadi in suo utile et non del signor Guido: ma però con sua commodità perché adesso so che è occupato. Dite al signor Federico che mi è stata adimandata una copia della Cena di larghezza di tre o quattro piedi et alta secondo la proporzione, se la potrà far fare et quanto importerà […]».Archival Material Ulteriore registrazione del pagamento ad Alessandro Vitali(1602-01-29)1602, 29 gennaio Commento Guidubaldo Vincenzi ritira trecento lire imperiali da consegnare ad Alessandro Vitali per il Sant’Ambrogio e l’imperatore Teodosio (Vedi 1601, 20 dicembre) (Arslan 1960, p. 100; Colzani 2024, pp.100-101). Trascrizione «A di 29 di genaro 1602 Confesso io padre Guidubaldo Vincenzi, curato dil duomo, aver ricevuto dal signor suddetto Maurizio le suddette lire trecento per la causa come sopra […]. Padre Guidubaldo Vincenti».16