Federico Barocci
Permanent URI for this collection
The aim of this online corpus is to approach the work of the painter Federico Barocci (Urbino 1533 - 1612) from a historical perspective, revising the known sources, finding new ones and combining them with paintings and drawings. The capillary research in the archives is supported by a careful analysis of the literary sources and compiled in chronological order. As part of the Sanzio Digital Heritage project, the corpus is hosted on a dedicated platform that makes it possible to create a system of internal and external links that allows users to search for specific topics (people, places, decades or years) and immerse themselves in the world of Federico Barocci’s art.
Browse
Browsing Federico Barocci by browse.metadata.dateissuedAM
Now showing 1 - 20 of 397
Results Per Page
Sort Options
Archival Material Nascita di Federico Barocci(1533)1533 circa Commento Le indicazioni fornite dai biografi sulla data di nascita di Barocci sono molto divergenti, e in passato essa ha oscillato lungo un arco cronologico compreso tra il 1528 trasmesso da Celio (vedi [circa 1614-1640]), Baglione (vedi 1642) e Bellori (vedi 1672), e il 1539 suggerito da Borghini (vedi 1584). I riscontri più fondati per collocare la nascita dell'artista sul 1533 vengono dalle fonti urbinati: nel 1604 (vedi 9 ottobre), Francesco Maria lo definiva «quasi set-tuagenario»; nel 1608 (vedi 5 e 14 giugno) lo diceva «dell'età di 75 anni» e che «passa 75 anni». Il duca stesso registrandone nel proprio diario la morte in data 1 ottobre 1612 (vedi), riferiva che Barocci era deceduto a 79 anni (vedi anche Sangiorgi 1982, pp. 57-58 nota 1), dato collimante con quello fornito dall'orazione funebre di Venturelli, secondo cui il pittore se ne andò nell'ottantesimo anno di età (vedi qui 1612, post 1 ottobre). Lo slittamento della nascita in avanti o all'indietro di un lustro ovviamente ha avuto e ha ricadute sulla ricostruzione del primo tratto del suo percorso. [Barbara Agosti, Anna Maria Ambrosini]Archival Material Il problema della trasferta romana con Pier Leone pittore d’Acqualagna(1548)1548, post Commento Secondo Bellori (vedi 1672), dopo la partenza di Battista Franco da Urbino, Federico si trasferì a Pesaro a casa dello zio Bartolomeo Genga, architetto del duca, acquisendo così la possibilità di studiare le opere di Tiziano e degli altri maestri appartenenti alla collezione roveresca. Raggiunti i vent'anni, e maturata la decisione di andare a Roma a formarsi, il padre affidò Federico a «Pierleone pittore d’Acqualagna», solitamente identificato con il Pier Leone Genga con cui più tardi (vedi 1561-1563) Barocci collaborerà nel cantiere decorativo del Casino di Pio IV. Non è da escludere tuttavia che Pier Leone sia da riconoscere in un membro della famiglia di doratori e decoratori Feltrini di Acqualagna (Mazzacchera 1997, p. 92). Pier Leone «per qualche tempo» lo impegnò «in dipingere corami d'oro ed in altri umili lavori». Bellori precisa che a imprimere una svolta sarà l'incontro fortuito di Barocci con un proprio zio che era allora maestro di casa del cardinale Giulio Feltrio della Rovere (1533-1578), il quale lo accolse e gli ordinò un ritratto e alcuni altri quadri. Verosimilmente successivo, e connesso al secondo soggiorno romano, è il foglio del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi 907 E che presenta sul recto e sul verso studi per la decorazione di una volta, tra i quali compare sul verso lo stemma del cardinale, e che era creduto collegato ai lavori nel casino di Pio IV (Smith 1977, pp. 69). Ritenendo Bellori che Barocci fosse nato nel 1528, tale primo viaggio a Roma risalirebbe al 1548 circa; essendo invece la nascita del pittore da collocarsi sul 1533, la prima trasferta romana va ambientata piuttosto intorno al 1553 (vedi). Questo secondo riferimento è più plausibile, dato che Giulio Feltrio della Rovere fu creato cardinale da Paolo III nel gennaio del 1548, all'età di soli quindici anni, e consolidò la propria posizione nell'età di Giulio III (Verstegen 2007). Van Mander (vedi 1604) riferiva di un soggiorno di Barocci da giovane a Roma durante il pontificato farnesiano; lo storiografo olandese ammette però di essere molto male informato sulla biografia del pittore, e la menzione di opere ad affresco lascia pensare che egli si riferisse piuttosto alla sua attività nella Roma di Pio IV. [Barbara Agosti, Camilla Colzani]Archival Material Primo pagamento per il Martirio di santa Margherita per la fraternita del Corpus Domini di Urbino(1555-11-30)1555, 30 novembre Commento A questa data Ambrogio Barocci, padre di Federico, ancora minorenne, riceve il primo pagamento per la pala, perduta, raffigurante il Martirio di santa Margherita, commissionata al figlio dalla fraternita del Corpus Domini di Urbino (Moranti 1990, p. 227; Cucco 2017, p. 230) e ricordata come prima opera di Barocci da Borghini e da Bellori (vedi 1584 e 1672). Il disegno con il medesimo soggetto del Victoria&Albert Museum (inv. D. 1084-1900) non può essere pianamente collegato a questa commissione in quanto incompatibile nello stile con questa fase precoce della produzione grafica di Barocci (Mann 2012, p. 29 nota 14). Vedi anche 1556, 1 gennaio; 1556, 29 novembre. [Filippo Duro] «Adi ultimo dicto fiorini quattro scudi vinti tre […] per lui a ser Ambrosio suo patre cioè a Federico figliolo del dicto ser Ambrosio a conto de la tavola de santa Margherita che lui ha fatto al Libro D 120»Archival Material Disposizione di pagamento per il Martirio di santa Margherita della fraternita del Corpus Domini di Urbino(1556-01-01)1556, 1 gennaio Commento La confraternita del Corpus Domini di Urbino delibera un pagamento di venti scudi e mezzo a favore di Federico Barocci per aver dipinto il Martirio di santa Margherita, pala, oggi perduta, per cui il pittore aveva già ricevuto un acconto nel novembre dell’anno precedente (vedi 1555, 30 novembre; 1556, 29 novembre) (Scatassa 1902, p. 444; Moranti 1990, p. 236; Cucco 2017, p. 247). [Filippo Duro] Trascrizione «Federigo di ser Ambrosio Baroccio deve aver adì primo genaro 1556 scudi vinti mezzo che tanto fu concluso per li omini de la nostra fraternita che se glie dovesse dar de sua mercede per aver fatto la tavola de santa Margarita de la nostra fraternita».Archival Material Ultimo pagamento per il Martirio di santa Margherita della fraternita del Corpus Domini di Urbino(1556-11-29)1556, 29 novembre Commento Federico Barocci e suo padre Ambrogio ricevono dalla fraternita del Corpus Domini di Urbino l’ultima parte del compenso dovuto per la realizzazione della perduta pala con il Martirio di santa Margherita (Moranti 1990, p. 227; Cucco 2017, p. 230). Vedi 1555, 30 novembre; 1556, 1 gennaio. [Filippo Duro] Trascrizione «Adi 29 dicto a Federico de ser Ambroso Baroccio fiorini sette, cioè fiorini tre scudi trenta a Giovan Battista del Bene et el resto a suo patre questo per el cumpimento del pagamento de la tavola de santa Margherita al Libro D carta 120»Archival Material Convenzione per l’allestimento della cappella di San Sebastianonel duomo di Urbino(1557-11-09)1557, 9 novembre Commento Il notaio Giulio Corvino nel palazzo episcopale di Urbino stipula una convenzione con Benedetto, Guido e Oriana Bonaventura (quest’ultima rappresentata dalla nonna Teodora), figli di Antonio Bonaventura per l’allestimento della cappella di San Sebastiano in duomo come disposto dal padre nel suo testamento. Guido e Benedetto si accordano con Ambrogio Barocci, padre di Federico, ancora minorenne, cui promettono di pagare 50 fiorini in tre rate per l’esecuzione della pala d’altare della cappella in oggetto. Il compenso verrà corrisposto nel modo seguente: 17 fiorini da parte di ciascuno al principio del lavoro, 17 a metà dell’opera e il resto al compimento. L’accordo prevede che la pala, una volta ultimata, venga stimata da alcuni periti; in base al loro giudizio, se l’opera non dovesse rispondere alle aspettative, il saldo non avrebbe raggiunto i 100 fiorini. Il documento, edito da Lazzari nell’Ottocento, quindi dato per non più rintracciabile, è ora nuovamente trascritto in Barocci ritrovato 2020, p. 76. Alla stipula dell’atto è presente il vescovo di Urbino Felice Tiranni, di cui i biografi (vedi 1590-1591 e 1672) ricordano un ritratto eseguito da Barocci. Il notaio Giulio Corvino è il medesimo con cui verrà stipulato il contratto per l’esecuzione del Perdono di Assisi (vedi 1571, 11 ottobre). [Anna Maria Ambrosini, Camilla Colzani] Trascrizione «In Dei Nomine amen. Anno a nativitate Domini 1557 indictione 15, tempore pontificatus pontificis domini Pauli papae quarti, die vero nona mensis novembris. Actum Urbini in palatio episcopali in mansione superiori versus plateam magnam inter mansiones praepositurae et alias mansiones dicti palatii positi in contrata plateae magnae inter stratam publicam, bona canonica, bona domini Iulii Fulcherii de Urbino et alia latera, ibidem presentibus domino Barnaba sacrista episcopatus quondam Thomae clerico et domino Marotto de Marottis layco Urbinensi testibus ad hec vocatis etc. Cum sit quod nobilis dominus Antonius de Bonaventuris de Urbino in suo ultimo solemni et de iure valido testamento legaverit et reliquerit florenos centum monetae veteris expendendos et errogandos per suos heredes in conficiendo et confici ac dipingi unam tabulam faciendo ad altare capelle sancti Sebastiani in ecclesia cathedrali Urbinensi cum omnibus suis figuris, ornamentis et furnimentis, ut in dicto testamento et legato desuper facto manu ser Guidi Sanctinelli de Urbino seu alterius notarii de eo rogati etc. contineri et apparere dicitur etc.; et sit quod de presente dominus Benedictus filius et heres pro eius rata et dimidia dicti domini Antonii, cupiat et velit voluntatem et mandatum dicti domini Antonii eius patris adimplere, propterea personaliter constitutus coram reverendissimo domino domino Felice Tyranno de Callio, Dei et apostolice sedis gratia episcopo Urbinensi, dictis testibus et me notario etc.; dominus Benedictus predictus ac etiam dominus Guido de Bonaventuriis de Urbino, ut mandatarius domine Thaeodore, relicte quondam domini Baptiste, domini Antonii praedicti, et ave ac tutricis dominae Auriane, filie et heredis domini Antonii, domini Baptiste predicti, et pro qua de rato promisit etc., alias etc., promiserunt et convenerunt ser Ambrosio Barotio de Urbino, presenti et acceptanti ac conducenti vice et nomine Federici eius filii, ad faciendum et pingendum dictam tabulam cum omnibus et singulis ac quibuscumque suis figuris, ornamentis et furnimentis opportunis et indigentiis pro dicta tabulam bene et pulcher [scil. pulchre] fienda inter voluntatem dicti domini Antonii testatoris et tenorem ac formam dicti legati. Et eidem ser Ambrosio dictus dominus Benedictus pro se et suis heredibus, omni exceptione iuris et facti penitus remota, dare et solvere promisit etc. dicto ser Ambrosio, ut supra presenti etc., florenos quinquaginta eiusdem monete veteris de bonis 40 pro quolibet floreno in tribus solutionibus et paghamentis, pro rata sibi tangenti de dicto legato, ut supra facto, dummodo non molestetur a fratre Antonio [***] de Gualdo commissario et exactori apostolico super legatis piis etc.; et si foret artatus ad solvendum aliquid de dicto legato ab ipso domino commissario, quod totum illud quod solverit dicto domino commissario computetur in dictis 50 florenis hoc modo et in terminis infrascriptis , videlicet florenos decem septem ad omnem terminum et petitionem dicti ser Ambrosii et ante inchoationem dicte tabule causa emendi telas, tabulas, colores et alias res utiles, necessarias et oportunas pro dicta tabula facienda, et alios decem septem florenos in medio dicti operis et cum medietas dicte tabule facta fuerit, et ressiduum in fine operis et cum finita et completa fuerit tabula predicta per dictum Federicum. Et alios quinquaginta florenos idem dominus Guido mandatarius predictus et cum promissione de rato, ut supra, promisit dare dicto ser Ambrosio in terminis et solutionibus predictis, videlicet florenos 17 ante inchoationem et alios decem septem florenos in medio et ressiduum in fine dicte tabule, dummodo dicta domina Theodora tutrix predicta non molestetur a dicto domino commissario occasione dictorum 50 florenorum et legati predicti etc. Pro quibus quidem quinquaginta florenis ut supra dandis et solvendis, idem dominus Benedictus voluit posse cogi realiter et personaliter a dicto ser Ambrosio dicto nomine etc., et idem voluit dictus dominus Guido mandatarius predictus dicto nomine etc., et versa vice dictus ser Ambrosius promisit et convenit dicto domino Benedicto et domino Guidoni mandatario prefato, presentibus et acceptantibus etc., facere et curare ita et taliter cum effectu etc. quod dictus Federicus bene et diligenter faciet et pinget ac colorabit dictam tabulam cum omnibus suis furnimentis et indigentiis atque ornamentis requisitis et oportunis pro dicta tabula bene et pulcra facienda, omnibus et singulis suis et dicti sui filii laboribus, opera, industria et expensis etc., et cum pacto apposito in presenti instrumento et solemni stipulatione hinc inde interveniente valato, quod, finita et completa dicta tabula, ipsa tabula et dictum opus sic finitum et completum debeat extimari, videri et apretiari per duos vel tres viros probos in arte peritos et a dictis contrahentibus communiter elligendos; et si per dictos homines dictum et iudicatum fuerit valore dictis centum florenis et ultra, quod dictus Ser Ambrosius una cum dicto eius filio debeat stare tacitus et contentus dictis centum florenis; et si per dictos homines extimatum fuerit esse minoris pretii et extimationis dictorum centum florenorum, quod debeat habere dictus ser Ambrosius una cum dicto eius filio illud minus quod dictum et iudicatum atque extimatum fuerit opus et tabula predicta valore per dictos homines etc. Et ita convenerunt etc., exceptis etc., que omnia etc., iurantes etc., sub pena etc., obligantes etc., rogantes etc., et extendatur etc. Et ego Iulius Corvinus notarius qui supra rogatus scripsi et publicavi.»Archival Material Il secondo soggiorno romano di Federico Barocci(1560)1560 Commento Bellori (vedi 1672) colloca in questo anno la seconda trasferta romana di Barocci; tale indicazione cronologica è desunta da Vasari (Vasari [1568] 1966-1987, V, p. 562), che collegava l'avvio del progetto decorativo degli interni del Casino di Pio IV all'imminenza dell'arrivo a Roma in quell'anno del duca Cosimo I. Le evidenze documentarie certificano la presenza di Barocci a Roma dall'anno seguente (vedi 1561-1563). Al 1560 risale anche un soggiorno di Taddeo Zuccaro a Urbino per eseguire il ritratto di Virginia della Rovere, figlia di Guidubaldo, in occasione delle nozze con il conte Federico Borromeo e per progettare la cosiddetta credenza spagnola (Vasari, [1568] 1966-1987, V, p. 562). [Barbara Agosti, Camilla Colzani]Archival Material Il ritorno a Urbino dopo l’avvelenamento(1563-06)1563, post giugno Commento Secondo il racconto di Borghini e poi di Bellori (vedi 1584 e 1672), dopo il primo manifestarsi della malattia a Roma e il ritorno a Urbino, Federico trascorse quattro anni di inattività forzata a causa del dolore, senza mettere mano ai pennelli. Ripresosi, eseguì come ex voto per la chiesa dei Cappuccini di Crocicchia, dove aveva il proprio podere, la Madonna con il Bambino che benedice san Giovanni (Madonna di San Giovanni), ora nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. Per questo dipinto Olsen 1962, pp. 145-146, suggeriva tuttavia una datazione circa 1565, poi invalsa negli studi, coerente con la necessità di supporre un tempo di maturazione rispetto alla più complessa Madonna di San Simone, già in San Francesco a Urbino e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche. I «quattro anni» trascorsi secondo i due biografi «senza poter mai toccar pennello» (vedi 1672) vanno dunque presi con le pinze, scalati alla luce di questi dati, e intesi forse in riferimento all’esecuzione di opere di carattere pubblico. La commissione (vedi 1567) della pala perugina della Deposizione è stata infatti preceduta da diversi saggi del talento dell’artista. [Barbara Agosti, Anna Maria Ambrosini]Archival Material Una lettera di Giovanni Battista Clarici a Barocci(1565-06-24)1565, 24 giugno Commento Tale data è quella della lettera di Giovanni Battista Clarici a Barocci vergata sul verso del disegno di Federico del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi inv. 11447r con studi di Madonna con il Bambino collegati dalla critica alla ideazione della Madonna di san Simone (Emiliani in Mostra 1975, p. 71). La lettera testimonia la relazione di amicizia di Barocci con il più giovane Giovanni Battista Clarici, nato a Urbino nel 1542 e dal 1570 attivo a Milano come architetto, ingegnere e cartografo (Mara 2020), e illumina sull'impegno giovanile di questi nel campo della pittura (vedi qui anche 1593, 27 gennaio; 1597, 12 marzo). Attraverso Clarici, Barocci è ragguagliato in diretta sul procedere del cantiere decorativo di Palazzo Vecchio guidato da Giorgio Vasari; Clarici infatti dichiara qui di essere stato collocato dal capobottega al fianco di Marco Marchetti da Faenza, principale responsabile delle grottesche, probabilmente in riferimento alla decorazione del primo cortile del Palazzo in occasione delle nozze tra Francesco de' Medici e Giovanna d'Austria, alla quale Marchetti lavorava appunto nel giugno 1565 (Allegri, Cecchi 1980, p. 277; Giannotti 2022). Sono qui nominati come amici urbinati comuni di Clarici e di Barocci un Ascanio e un Raffaello ancora in attesa di identificazione. [Barbara Agosti] Trascrizione «Honoratis[i]mo fratello, questa città di Fiorenza mi piace assai e non voglio stare mancho d'un mese, per vederla ben tutta compitamente et potervi dar ragguaglio de tutte le bell'opere tanto de pittura come di scoltura, e di tutte quelle che a me piacevano ve saperò dire donne e chi le ha fatte, io me so messo a lavorare per refarne della spessa, e per potermi meglio intartanere messer Gi[o]rgio d'Arezzo me fa lavorarre con Marco da Faenza, il quale a me pare che lui lavori molto bene di grotesche et io niento, ma io l'ho caro per pigliarvici un pocho di praticha aciò che il nostro messer Francesco contentandosi della mio opera sia meglio [servito], non mancasse racomandarmi a lui, qua se preparano grandissime e belle cose per queste nozze, per che se [***] de andare a vedere correre il palio, per ora non ve dirò altro raccomandatomi a Raffaello, e a Ascanio, et tutti li nostri amici e fratelli, io pregarò questa Anuntiata bene detta che in tutto vi renda la vostra sanità, di core me vi racomando di Fiorenza il dì 24 de giugno 1565, vostro minor fratello Giovanni Battista Clarici».Archival Material Tracce per la datazione della Crocifissione Bonarelli(1566)1566 circa? Commento Intorno a questa data è stato supposto un viaggio di Barocci in Ancona per studiare la Crocifissione di Tiziano in San Domenico (Fontana 2007, pp. 172-174), modello individuato alla base della tela con il medesimo soggetto eseguita da Federico per la chiesa del Crocifisso Miracoloso di Urbino su richiesta di Pietro Bonarelli della Rovere e oggi nella Galleria Nazionale delle Marche. Il foglio di studi del Louvre inv. 2851 per la Deposizione di Perugia (vedi 1567, 22 novembre) presenta sul verso disegni per la Crocifissione Bonarelli, che deve essere quindi ancora stata in lavorazione nell'inoltrato 1567: Scrase 1992; Fontana 2007, pp. 172 e 175 nota 41; nel 2018 (comunicazione sul sito on line del Louvre) Scrase stesso ha invece proposto di riferire il recto del foglio inv. 2851 a Biscaino e il verso a Paggi, ma apparentemente senza trovare consensi. Anche il foglio del Fitzwilliam Museum inv. 7962, preparatorio per la Crocifissione Bonarelli, presenta sul verso uno studio per la Deposizione di Perugia, confermando che le due opere erano in corso di elaborazione nello stesso periodo.Archival Material Convocazione di Barocci a Perugia per la Deposizione(1567-11-22)1567, 22 novembre Commento I responsabili della cappella di San Bernardino del duomo di Perugia provvedono alle spese per il nuovo altare della cappella realizzato dall’orvietano Ludovico Scalza, dal fiorentino Giovanni di Domenico e dal perugino Vincenzo Danti, come concordato nel contratto di allogagione dell’altare, stipulato in data 8 novembre 1559. Ricevono il compenso anche i due legnaioli e intagliatori che si erano occupati dei seggi della cappella, Jacopo Antonio Fiorentino ed Ercole di Tommaso del Riccio (Abbozzo 2010, pp. 33, 35). Viene infine stanziata una somma di denaro per il delegato Ranieri Consoli in procinto di andare a Urbino per condurre Barocci nella città umbra (Bombe 1909, p. 17). Lì lo attendeva l'incarico per l'esecuzione della pala con la Deposizione, che sarà consegnata solo il 24 dicembre 1569 (vedi 1568 e 1569, 24 dicembre). Barocci rimase a Perugia fino alla fine del lavoro, come racconta Bellori (vedi 1672) e come sembra risultare dalla lettera del pittore del 2 ottobre 1573. È evidente che prime intese con il pittore fossero intercorse già nei precedenti mesi del 1567, quando era andato in fumo il tentativo attuato nel 1566 di commissionare la pala a Giorgio Vasari (Teza 2009-2010, pp. 250-251). [Silvia Filauro] Trascrizione «[Nota a margine: 1567] E [la Fabbrica] deve dare scudi diciassette baiocchi sessantacinque pagati a mastro Jacomo Fiorentino per l’inginochiatoio del seggio cioè per resto di suo lavoro, come al libro di Fabio Ansidei priore cioè Guaderno A 151. Scudi 17 baiocchi 65. E deve dare scudi quindici di moneta pagati a mastro Ercole di Tomasso per rifenire il seggio di detta capella, come al creddito di Fabio Ansidei priore al suo Guaderno A 153. Scudi 15. E deve dare scudi trenta di moneta pagati a mastro Lodovico scultore, et per lui a Vincentio di Giulio di Dante per resto delle statue, e dell’opera fatta a detta capella, come al credito di Fabio Ansidei priore al suo Guaderno A 156. Scudi 30. E baiocchi settanta spesi per imbiancare, et intonicare, et per chiavette per il cornicione al detto Guaderno A 156. baiocchi 70. E deve dare scudi tredici di moneta pagati a mastro Ercole falegname per rifenire il seggio, come al credito di Fabio Ansidei priore al suo Guaderno A 156. Scudi 13. E baiocchi trentaquattro spesi per le mane di mastro Ercole per la segatura di certi vergoli per il seggio al detto libro 156. Scudi 34. E deve dare scudi sette baiocchi settantanuove pagati al capitano Ranieri Consoli, quali spese per ire a Urbino per condurre messere Federigo Barocci pittore per pegnere la tavola di detta capella come al credito di Fabio Ansidei priore al suo guaderno A 158. Scudi 7 baiocchi 709».Archival Material Commissione della Deposizione(1567-12-02)1567, 2 dicembre Commento Durante l’adunanza del 2 dicembre 1567, il Nobile Collegio della Mercanzia di Perugia delibera di affidare a Barocci la commissione della pala d'altare per la cappella di San Bernardino nel duomo (Abbozzo 2010, p. 37). [Silvia Filauro] Trascrizione «Eisdem millesimo indictione pontificatu et loco, et die 2 decembris de mane existentes in simul congregati dominus Hieronimus domini Eulistis de Baleonibus et dominus Iulius Gasparis de Boncambis consules artis Mercantiae et per nuncios dicte artis prius vocatis decemiuratis super fabbrica capelle Sancti Bernardini alias electis et nonnulis ipsorum absentibus et volentes expedire et pingi facere tabulam dicte capelle ex omni autorictate eis concessa per adunantiam dicte artis subrogaverunt infrascriptos iuratos et mercatores in locum infrascriptorum videlicet: in locum domini Pandulfi Ansidei: comitem Optavianum Montis Melini p.p.s. in locum Malfette Pellini: Petrinum del Petrinis p.s.a in locum Costantini Vencioli et domini Marci Antonii Bontempi: Emilium Alfanum p.s.s. et capitaneum Optavianum Corneum p.s.s, in locum Jacobi Bartolini: Guidonem de Fumagiolis p.e. ad pingi facienda et ad pingendam tabulam dicte capelle domino Federico Barozzo de Urbino prout in libro abbreviationum sub eadem die factum fuit [nota a margine: pro capella Sancti Bernardini subrogatio absentium]».Archival Material Pagamento a Barocci per la Deposizione(1568)1568 Commento Accordi della Fabbrica della cappella di San Bernardino nel duomo di Perugia con Barocci per l'esecuzione della Deposizione (Bombe 1909, p. 17). I pagamenti proseguono fino al 1570. [Silvia Filauro] Trascrizione «Messer Federigo Baroccio pittore da Urbino deve dare scudi cento di moneta l'assegna debitore Fabio Ansidei priore come al suo Guaderno A 159. Scudi 100».Archival Material Barocci nelle Vite di Vasari(1568)1568 (b Commento Vasari nella Giuntina registra il nome di Barocci per la sua attività in Belvedere insieme a quelli di Leonardo Cungi e di Durante Alberti (Vasari [1568] 1966-1987, V, pp. 562-563), nella Vita di Taddeo Zuccaro (vedi 1561-1563), stesa dopo la morte di questi nel settembre 1566. [Barbara Agosti, Camilla Colzani] Trascrizione «I giovani dunque, che in detto luogo [palazzetto del Belvedere] con loro molto onore lavorarono furono Federigo Bassocci da Urbino, giovane di grande aspettazione, Lionardo Cungii e Durante del Nero, ambidue dal Borgo Sansepolcro, i quali condussono le stanze del primo piano».Archival Material Un’altra notizia di Raffaello Sozi sulla Deposizione(1569)1569 (c Commento L’architetto e matematico perugino Raffaello Sozi (1529-1589) nelle sue Memorie cittadine e domestiche trascrive, riassumendole, alcune biografie di artisti tratte dall’edizione giuntina delle Vite di Giorgio Vasari, aggiungendo alcune notizie in suo possesso su Federico Barocci. Si rileva il lapsus di Sozi nell’indicazione del papa per il quale Barocci lavorò a Roma nei primi anni sessanta, Pio IV e non Paolo IV, sotto il quale era avvenuta la costruzione del Casino decorato sotto il suo successore. D’interesse anche l’informazione in merito alla «bellissima casa» in cui l’artista abitò a Perugia. [Camilla Colzani, Silvia Filauro] Trascrizione «Federigo Barocci da Urbino pittore, ha fatta eccellente riuscita, è stato grandissimo imitatore delle cose di Titiano; lavorò a Roma appresso di Paolo quarto in Belvedere, ha fatto in Urbino molte opere; et hora che siamo ab ultimo dello anno 1569 ha con sua molta lode fatto la bellissima tavola di un deposto di croce con 13 figure in una gran tavola per la magnifica arte del Collegio della Mercantia di Perugia, che fu posta alla cappella di detto collegio intitolata a San Bernardino nel duomo di essa città, et vi mise a farla quasi due anni, et n’ha riportato bonissimo pagamento che in tutto ha avuto per sua fattura meglio di scudi 350 e altri scudi 50 si son pagati per pigione d’una bellissima casa ch’egli tenne mentre dimorò a Perugia in maniera che ne ha cavato scudi 400.»Archival Material Un altro pagamento a Barocci per la Deposizione(1569)1569 (b Commento Nuovi pagamenti vengono erogati a Federico Barocci dai responsabili della cappella di San Bernardino nel duomo di Perugia. Per la prima volta si hanno notizie del contratto di allogagione dell’opera, rogato dal notaio Guerriero di Matteo nel 1568 (vedi 1570) e non più presente nel suo Libro dei contratti (Abbozzo 2010, p.36), così come vengono indicati con precisione il mese e l’anno in cui l’opera è stata consegnata, nel dicembre del 1569. [Silvia Filauro] Trascrizione «La Fabbrica della nostra capella di San Bernardino in San Lorenzo deve dare scudi mille seicento cinquantacinque baiocchi quaranta 4/5 sonno per una sua ragione in quaderno 51. Scudi 1655 baiocchi 40 4/5. E deve dare scudi undici baiocchi cinquantasette ½ sonno per più spese fatte nel mese di dicembre 1569 per mettere nello altare la tavola del deposto di croce, come al Guaderno B di Fabio Ansidei 49. Scudi 11 baiocchi 57 ½. E deve dare scudi trecento vinticinque di moneta se fanno buoni a messer Federigo Barocci pittore da Urbino in quaderno 90 sonno per la fattura et pittura della tavola del deposto di croce, fattaci et fornita al dicembre 1569, et messa al nostro altare, et n’appar contratto per mano di ser Guerriere di Matteo nostro notario 90. Scudi 325. E deve dare moggia 12 di grano valutato scudi quindici di moneta, similmente sono state date al sudetto messer Federigo Barocci pittore da Urbino, per le conventioni con lui fatte per mano di ser Guerriere nostro notario come in quaderno 90. Scudi 15. E deve dare scudi otto di moneta fatti buoni al sudetto messer Federigo Barocci per la valuta di barili vinti di vino, a lui devuti nelle conventioni della pittura della tavola della nostra capella di San Bernardino per mano di ser Guerriere nostro notario, come in quaderno 90. Scudi 8. E deve dare scudi cinque di moneta, si fanno buoni per ordine di messer Baldassarre Montesperelli capo consolo, et de deputati della capella a Girollamo di Bastone, per haver fodrata di tavole la pittura in tela della tavola del deposto di croce della nostra capella, et per sue fatighe et de suoi garzoni a mettere nell’altare detta tavola come in quaderno 100. Scudi 5. […]».Archival Material Un pagamento a Girolamo di Bastone per la messa in opera della Deposizione di Federico Barocci(1569)1569 Commento Baldassarre Montesperelli, console del Nobile Collegio della Mercanzia di Perugia, ordina che venga erogato un pagamento a Girolamo di Bastone per la foderatura e il posizionamento della Deposizione sull’altare della cappella di San Bernardino. Viene indirettamente trasmessa un’interessante notazione tecnica: la pala era stata foderata con tavole poste sul retro della tela e collegate all’intelaiatura originaria, forse per scopi conservativi o per poterla adattare più facilmente alla struttura architettonica dell’altare (Abbozzo 2010, p. 37). [Silvia Filauro] Trascrizione «Girollamo di Bastone di contro deve havere moggia 5 di grano (valutati scudi 5) se gli fanno buoni per ordine di messer Baldassarre Montesperelli et compagni consoli degl’ultimi sei mesi de l’anno 1569, et de deputati della capella per haver fodrata di tavole la pittura fatta da messer Federigo da Urbino, et per sue fatighe, et de’ suoi garzoni per mettere nell’altare detta tavola come in quaderno 99. Moggia 5 di grano».Archival Material Raffaello Sozi descrive il completamento della cappella della Mercanzia nel duomo di Perugia(1569-12-24)1569, 24 dicembre Commento Raffaello Sozi (1529-1589) nella sua opera Annali, memorie et ricordi scritti da Raffaello Sotii cominciando l’anno MDXL riferisce che la Deposizione di Perugia (vedi 1567, 2 novembre), allogata nel mese di novembre 1567, viene collocata all’interno della cappella di San Bernardino; Sozi segnala il grande successo del dipinto e del pittore urbinate celebrato come grandissimo «imitatore di Tiziano». [Camilla Colzani, Silvia Filauro] Trascrizione «Fabrica della capella della Mercantia. Con molta magnificentia, et superbo et pur ricco ornamento, haveva la magnifica et nobile arte del Collegio della mercantia, rinovata l’antica sua capella di Sa Bernardino nella chiesa cattedrale di San Lorenzo; et certo lo splendore di tanta bella, et degna opera, rende honore in un medesimo a quel nobilissimo Collegio, alla chiesa dov’ella si trova, et a tutta Perugia, per che in tutte le parti è sommamente rara, et pomposa; et certo gl’intendenti amirano lo stucco e l’oro per molto bello e fino, le molte statue, il gratioso modello di tutta quella facciata è molto lodato, et dilettevole a riguardanti; il seggio di noce messo a oro con tanti suttili, et artificiosi intagli è tale che Roma non ha un simile; et si deve fare chiarissimo argomento della spesa che fu fatta nella facciata di stucco, nel seggio, et nella invetriata, che arriva a duemila et cento scudi; che con molto giuditio, et liberalità furono condotti i migliori, et più eccellenti maestri che a quel tempo havessero grido, né perdonandosi alla molta spesa per condurre al desiderato fine quella tanto lodevole opera; et per compimento di quanto vi rimaneva da farsi, l’anno 1567 del mese di novembre fu allocata la pittura della bellissima tavola del Deposto di Croce a messer Federigo Barocci pittore eccellente da Urbino, la quale in tela lavorandola in Perugia, la condusse a desiderato fine et agli 24 di dicembre 1569 fu messa alla cappella di San Bernardino con grandissimo contento degl’huomini della Mercantia; et di tutta Perugia, et gli fu dato per suo pagamento scudi 350 et altri scudi 50 fu pagato per la pigione della casa, in maniera che nella pittura fu speso scudi 400, et nella cappella più di scudi 2500. Si crede che quell’opera debba essere dagli intendenti tenuta di sommo pregio, per essere messer Federigo grandissimo imitatore di Titiano Vecello et per vedersi in essa vera maniera nuova, arteficiosa, et piena di gratia, et di bontà in tutte sue parti».Archival Material Ultimi compensi a Federico Barocci per la Deposizione(1570)1570 Commento Proseguono gli accordi economici con Barocci per l'esecuzione della pala della Deposizione per il duomo di Perugia (vedi 1567, 22 novembre; 1568; 1569, dicembre). [Silvia Filauro] Trascrizione «MDLXVIII […] [Nota a margine: 1570] Messer Federigo Baroccio pittore da Urbino deve dare scudi cento di moneta, l’assegna debitore Fabio Ansidei priore come al suo Guaderno A 159. Scudi 100. E deve dare scudi duecentovinticinque di moneta, l’assegna Fabio Ansidei priore, debitore, come al suo Guaderno B 66. Scudi 225. E deve dare moggia dodici di grano l’assegna debitore Fabio Ansidei priore come al suo Guaderno B. 39. Moggia 12 di grano. E deve dare barili vinti di vino, quali assegna Fabio Ansidei priore havergli dato scudi otto di moneta per la valuta di esso come al suo Buaderno B. 39. Barili 20 di vino. [Nella pagina accanto] Messer Federigo Barocci pittor di contro deve havere scudi trecentovinticinque di moneta segli fanno buoni per la pittura del deposto di croce della tavola a noi fatta alla nostra capella di San Bernardino in San Lorenzo, come n'appar contratto per mano di ser Guerriere nostro notario l'anno 1568, et datoci la tavola fornita al dicembre 1569, et datone debito alla Fabbrica della sudetta capella in quaderno 99. Scudi 325. E deve avere moggia dodici di grano, similmente gli facciamo buoni per suo pagamento, oltre li scudi 325 di sopra, che tanto gli fu promesso nell'istrumento di sopra per mano di ser Guerriere et datone debito alla fabbrica della nostra capella di San Bernardino in guaderno 99. Moggia 12 di grano. E deve avere barili vinti di vino, che similmente gli facciamo buoni, oltre le cose dette di sopra, per pagamento della pittura della tavola della nostra capella in guaderno 99. Barili 20 di vino».Archival Material Acconto di Simonetto Anastagi per una versione del Riposo nella fuga in Egitto(1570-02)1570, febbraio Commento Il collezionista perugino Simonetto Anastagi invia a Urbino un acconto per una tela di Barocci con la «Istoria della ritornata della gloriosa Vergine da l'Egitto», ovvero il Riposo nella fuga in Egitto nella versione oggi alla Pinacoteca Vaticana (vedi anche 1573, 2 ottobre; 1577, 12 gennaio). [Camilla Colzani] Trascrizione «Messer Federico Baroccio da Urbino deve dare scudi quindeci di moneta a lui conti, per man di Pietropaolo di Berardino pittor, sono a buon conto della valuta del quadro che ha promesso far in Urbino e mandarlo [***] pagati detti scudi 25 adi [la data è lasciata in bianco] di febraio 1570 – scudi 15».42 3